La figura di chi informa è diventata sempre più scomoda

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Non sappiamo con certezza quanti sono stati i giornalisti morti nel 2015 mentre stavano facendo il proprio lavoro. Per Reporter senza frontiere  le vittime sono state a conclusione del 2015 110 ma per Press Emblem Campaign, l’organizzazione svizzera a difesa dei giornalisti sono stati di più e per l’esattezza 131. Se guardiamo agli anni precedenti scopriamo che nel 2014 sono stati 138, nel 2013 129 e nel 2012 141. Il totale è di circa 600 vittime negli ultimi cinque anni. Al primo posto ci sono Iraq e Siria, due paesi in cui c’è guerra, e i terroristi che fanno più vittime in questo momento sono i guerriglieri dell’ISIS. Di poco inferiore il numero dei morti in Libia(9), in Sudan(7), in Somalia (6) o in guerre civili come nello Yemen e nelle Filippine (7). Ma in Messico il totale delle vittime nell’anno è 10 e in Honduras e in Colombia è di 4, vittime dei narcos, nonostante il recente accordo di pace.  Poi c’è la Francia con gli 8 morti per l’eccidio di Charlie Hebdo e del Brasile per i disordini sociali nelle strade(8).

L’attacco alla stampa non asservita include i rapimenti:(54:26 in Siria, 13 nello Yemen, 10 in Iraq e in Siria). E i giornalisti in prigione: 320,107 in Cina, 38 in Iran,25 in Siria ,23 in Egitto, 14 nello Yemen, 14 nel Vietnam,12 in Turchia. da 30 e 50 giornalisti sotto scorta per minacce mafiose in Italia. E più di 500 nel nostro Paese minacciati.  E soprattutto queste cifre in Paesi come il nostro e in tutti gli Stati in cui lo strumento egemone dell’informazione non è il quotidiano o il settimanale ma sono le trasmissioni televisive che raggiungono durante il giorno ma soprattutto di pomeriggio e di sera masse molto grandi di spettatori ad essere sorvegliate con attenzione da chi ha il potere in maniera lecita o illecita e deve impedire che agli ascoltatori e spettatori arrivino notizie che non devono arrivare. Ed è qui che si esercita la censura più minuziosa e penetrante tanto da impedire che possano uscire notizie in grado di spingere qualcuno ad agire politicamente, ad organizzarsi ,a fare in modo che certe cose possano prima o poi cambiare.  Ed è proprio su questo terreno che si gioca lo scontro tra chi detiene il potere e chi vuole essere informato.

La figura di chi informa è diventata sempre più scomoda per chi vuole esercitare il potere in una città o in uno Stato informato da giornali e stazioni radiotelevisive e a quel punto parte la caccia contro chi crede nella funzione di una stampa libera in un Paese organizzato secondo metodi democratici. Ed è a questo punto che ogni strumento per fermare chi informa è buono al di à delle leggi che esistono. E così abbiamo una situazione in cui non bastano costituzioni avanzate né leggi moderne per fermare chi teme che i giornalisti facciano liberamente il proprio mestiere. E così ci sono Paesi democratici in cui si interviene con ogni mezzo per impedirlo e Paesi che di democratico hanno l’abito esterno ma non le leggi e i comportamenti che mettono in moto polizie segrete per fermare i giornalisti. Con gli effetti e i numeri indicati dai rapporti citati all’inizio.


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