“Un giornalismo fatto di verità aiuta a combattere la corruzione”, bisogna ripartire da queste parole per comprendere il senso della vita di Pippo Fava, giornalista, scrittore, drammaturgo, uomo di cinema e di mille altri talenti, ammazzato dalla mafia il 5 gennaio del 1984. Oggi quasi tutti lo onorano, ma la sua vita fu segnata da contrasti, aggressioni, tentativi di diffamazione, assalti di ogni tipo con l’obiettivo di fermare le sue inchieste e le battaglie civili condotte con i suoi amici e collaboratori di sempre, per citarne solo alcuni, da Riccardo Orioles a Michele Gambino, da Antonio a Roccuzzo ai figli Claudio ed Elena, recentemente scomparsa.
Quello che mafiosi, corrotti ed oligarchi catanesi, e non solo non potevano sopportare era la sua tenacia, la capacità di non mollare mai la presa, di ricostruire i contesti criminali di dare memoria alla pubblica opinione, di seguire la ragnatela delle complicità, delle omissioni, delle collusioni. Questa tenacia aveva ispirato articolo, libri, film, programmi radiofonici e televisivi, in una stagione nella quale uomini di stato, di chiesa, delle istituzioni negavano persino l’esistenza della mafia.
Per questo fu contrastato e infangato, in vita e dopo morto. Non mancarono, come era accaduto per Peppino Impastato e riaccadrà con Giancarlo Siani e Don Pino Puglisi, chi tentò indirizzare le indagini verso la pista sentimentale o addirittura sulla presunta depressione per le difficoltà della sua ultima creatura professionale “I Siciliani”, che ancora oggi prosegue le pubblicazioni e che ha dedicato il numero di gennaio proprio a Pippo Fava,alla sua storia, alla sua attualità.
Il sindaco di allora, Nino Drago, andreottiano, sollecitò addirittura le Autorità a chiudere il caso, per impedire che i “Cavalieri” del lavoro, i cosiddetti benefattori della città, potessero decidere di lasciare Catania, disturbati dai troppi riflettori accesi anche su di loro, sugli scritti di Fava e soprattutto sulle denunce sue e della sua redazione. Per fortuna, anche allora, esistevano magistrati, poliziotti, politici, giornalisti più appassionati alla ricerca della verità e della giustizia che alla protezione delle mafie e della corruzione.
La loro azione ha portato alla condanna di alcuni degli autori dell’assassinio di Fava, ed anche i cavalieri hanno perso l’aureola della ” Santità”, dei loro protettori si è quasi perso il ricordo, i loro nomi resistono solo negli archivi giudiziari, quello di Pippo Fava ha invece superato anche il muro del tempo e delle generazioni Per questo ci sembra giusto ricordarlo riproponendo l’editoriale ” Lo spirito di un giornale” pubblicato su ” Il giornale del Sud” il giorno undici ottobre del 1981, il giorno dopo, Pippo Fava fu estromesso dalla direzione.
Nell’ultimo intervento da direttore de Il Giornale del Sud, una risposta ad una missiva che inaugurava la rubrica delle lettere al direttore, Pippo Fava illustra le radici, i punti fondamentali sui quali si deve costruire un Giornale. Lo spirito di un Giornale in poche parole. Il giorno dopo questa replica Fava verrà licenziato. Da qui nasceranno “I Siciliani” 11 ottobre 1981 Lo spirito di un giornale
Egregi amici, voi avete tre idee politiche diverse, e mi piace immaginare che siate un democristiano, un socialista e un comunista cioè che copriate sostanzialmente l’arco politico che conta oggi in Italia. Io sono un socialista senza mai tessera (l’ho scritto altre volte) e perciò ferocemente critico nei confronti di tutti gli errori socialisti, continuamente pieno di passione e speranze, e continuamente deluso nei miei sogni civili. Ma evidentemente la vostra richiesta non riguardava il mio ideale politico (che è comunque un fatto gelosamente personale) e nemmeno la posizione politica del giornale, che è stata chiara e trasparente fin dal primo numero, quanto quello che voi chiamate il significato e io più esattamente vorrei definire lo spirito politico del Giornale del Sud. Una identità nella quale non gioca più la politica intesa come nel senso grossolano del termine, ma il concetto di politica come criterio morale della vita sociale. Da questa prospettiva io posso serenamente e subito affermare che lo spirito politico di questo giornale è la verità. Onestamente la verità. Sempre la verità. Cioè la capacità di informare la pubblica opinione su tutto quello che accade, i problemi, i misfatti, le speranze, i crimini, le violenze, i progetti, le corruzioni. I fatti e i personaggi. E non soltanto quelli che hanno vita ufficiale e arrivano al giornale con le proprie gambe, i comunicati, i discorsi, gli ordini del giorno, poiché spesso sono truccati e camuffati per ingannare il cittadino, ma tutti gli infiniti fatti e personaggi che animano la vita della società siciliana, e quasi sempre restano nel buio, intanati, nascosti, interrati. Io sostengo che la vera notizia non è quella che il giornalista apprende, ma quella che egli pazientemente riesce a scoprire. Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali. tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. le sopraffazioni. le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento! Ecco lo spirito politico del Giornale del Sud è questo! La verità! Dove c’è verità, si può realizzare giustizia e difendere la libertà! Se l’Europa degli anni trenta-quaranta non avesse avuto paura di affrontare Hitler fin dalla prima sfida di violenza, non ci sarebbe stata la strage della seconda guerra mondiale, decine di milioni di uomini non sarebbero caduti per riconquistare una libertà che altri, prima di loro, avevano ceduto per vigliaccheria. E’ una regola morale che si applica alla vita dei popoli e a quella degli individui. A coloro che stavano intanati, senza il coraggio di impedire la sopraffazione e la violenza, qualcuno disse: “Il giorno in cui toccherà a voi non riuscirete più a fuggire, nè la vostra voce sarà così alta che qualcuno possa venire a salvarvi!”
Fonte: http://www.diecieventicinque.it/2012/10/11/lo-spirito-di-un-giornale/