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Intervista al regista e partigiano Giuliano Montaldo: “La Memoria di come eravamo serve a capire chi siamo”

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Onestà. Questa la parola d’ordine di Giuliano Montaldo, classe 1930. Partigiano, attore, regista. Nel giorno dedicato alle vittime della Shoah, il valore della Memoria risiede nella capacità di essere, oggi, onesti e umani. Il dolore che provoca il ricordo della deportazione deve tramutarsi nella giusta accoglienza a chi invece oggi si allontana dal suo Paese perché fugge.

«Ho sempre cercato di raccontare la mia insofferenza per l’intolleranza. Con i film Sacco e Vanzetti, Giordano Bruno, ho cercato di raccontare che cosa volesse dire intolleranza. Una parola che riassume tutto ciò che nella mente della gente esplode portando le guerre, il razzismo. Nel significato che attribuisco alla Memoria c’è la speranza che tutto questo venga invece soffocato dall’intelligenza. La Memoria di come eravamo serve a capire chi siamo: un popolo che ha emigrato molto, che ha invaso l’America, il Sud America. Non dobbiamo dimenticare questi momenti. Ma soprattutto non dobbiamo dimenticare alcuni sentimenti. Abbiamo fatto la Resistenza e non dobbiamo scordare i nostri meravigliosi combattenti nel freddo, nella fame, nelle imboscate. Oggi dobbiamo dare una mano ai sofferenti. Non bisogna chiudersi in un piccolo rifugio e cercare di non vedere».

Ma la Giornata della Memoria ha in sé anche un altro fondamentale valore. Quello della libertà. Che Montaldo affida ancora una volta all’oggi, cioè ai giovani.

«Questa mattina ero in una scuola e ai ragazzi ho detto: noi ci abbiamo provato, anche se non sono molto contento di come sia andata. Vi consegno una staffetta. Andate avanti, provateci voi, ricordatevi che stare insieme, discutere, parlare, è una prova di democrazia ma anche di intelligenza. Leggete, informatevi e soprattutto siate liberi nel pensare. Un’altra parola d’ordine infatti, è viva la libertà». Questo l’augurio, o meglio l’esortazione, nel giorno in cui si ricorda chi della libertà è stato arbitrariamente privato.

Il regista che ha recitato per la prima volta a vent’anni in Achtung! Banditi! e diretto poi L’Agnese va a morire, entrambi sulla Resistenza, non riconosce però più nel fare cinema la possibilità di trasmettere i valori della Memoria, dell’onestà e della libertà. «Trovare i finanziamenti per fare film impegnati, seri, consistenti è molto dura. Oggi i cinema chiudono mentre io ricordo che un tempo al rumore delle serrande abbassate seguiva il dibattito sul film. Si finiva anche col litigare: il film aveva vinto perché in quel dibattito c’era tutto il senso della democrazia». Ed è ancora una volta ai giovani registi che Montaldo affida il futuro, nella speranza che ce la facciano. E un pensiero va anche all’amico scomparso, il «re di Roma» Ettore Scola.

«Ho scoperto dalla commozione della gente al suo funerale che ha fatto delle cose meravigliose. Perché ha aiutato tutti a capire l’umorismo ma anche gli ideali. L’ideale di essere una persona per bene. Nel film Una giornata particolare Scola ha raccontato dell’arresto da parte dei fascisti di un uomo omosessuale. Ecco, oggi contro ogni forma di razzismo, fascismo e intolleranza, dobbiamo pensare a dove eravamo arrivati e a che punto siamo».


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