Il primo gennaio il Papa ha richiamato l’attenzione sulle tante, troppe notizie che non riescono ad oltrepassare oscurità e silenzio e ad arrivare nelle case, sommerse da quintali di gossip, di non notizie, costruite per distrarre l’attenzione o per indurre all’acquisto di beni spesso superflui o inessenziali. Quelle parole non potevano non attirare l’attenzione di chi, e noi tra questi, ha deciso, proprio ad Assisi, ospiti della rivista San Francesco, di dar vita alla rete Illuminare le periferie che ha ora promosso un suo sito, costruito con l’apporto di decine e decine di esperienze associative, diverse tra loro, ma unite dall’obiettivo di far emergere dal “Nero mediatico” mondi, esperienze, storie che spesso non riescono a diventare notizia e a superare il muro della indifferenza e, talvolta, della censura.
Dal momento che, anche in questa sede, non abbiamo mai mancato di far sentire una voce critica quando la Rai, il servizio pubblico, non ha assolto al suo dovere di essere coscienza e lievito della comunità, ci sembra oggi giusto parlare di due iniziative che segneranno questo sabato 9 gennaio. “Cose nostre” si chiamerà una nuova serie che sarà trasmessa da questa sera e per cinque settimane,verso mezzanotte, da Raiuno, la rete diretta da Giancarlo Leone e dedicata alle storie di cronisti, spesso costretti a vivere sotto scorta, per aver raccontato le periferie italiane, le mafie, il malaffare.
Saranno Arnaldo Capezzuto, Michele Albanese, Amalia De Simone, Pino Maniaci e Giovanni Tizian a raccontare le loro storie e le storie delle loro “Periferie”, un modo intelligente per ridare memoria e presente alle loro denunce, per non lasciare soli loro e le persone che in quei mondi continuano a vivere. Il programma ” Cose nostre” é curato da Emilia Brandi, Giovanna Ciorciolini, Tommaso Franchini, scritto da Danilo Chirico e Giovanna Serpico, per la regia di Andrea Doretti.
Sempre domani, durante le trasmissioni di Raispor,la testata diretta da Carlo Paris, saranno “Illuminate” le ragazze del calcio a 5 di Locri, più volte minacciate e sull’orlo di un clamoroso ritiro dal campionato. Vicino a loro si sono schierati migliaia di italiani,chiedendo di non cedere al ricatto, di non darla vinta ai prepotenti, ai violenti. Portare i riflettori mediatici a Locri, dare voce a chi non vuole ritirarsi, riprendere le denunce, contrastare buio ed oscuramento é il modo giusto per essere “Pubblico servizio”
Per questo ci é sembrato giusto segnalarlo ai nostri lettori, nella speranza che queste scelte diventino la norma ed il contrario, invece, l’eccezione.