Tutti schierati contro l’ultima copertina di Charlie Hebdo, realizzata a un anno dall’attacco terroristico alla sede del giornale satirico francese in cui morirono 12 innocenti: un addetto alla portineria, otto giornalisti, due poliziotti e un invitato alla riunione di redazione.
Un dio con un Kalashnikov in spalla, le vesti intrise di sangue e una scritta che recita “L’assassino è sempre in fuga” ha tramutato i liberi pensatori in ” je ne suis pas Charlie”, eppure la linea del giornale è da sempre la stessa: Liberté, liberté, liberté.
“Si coglie il triste paradosso di un mondo sempre più attento al politicamente corretto al punto da sfiorare il ridicolo” così il commento dell’Osservatore Romano a proposito della copertina di Charlie Hebdo a cui si aggiunge la protesta della comunità islamica: “Colpisce tutti i credenti delle diverse religioni”
Irriverente, dissacrante, sconvolgente, feroce Charlie Hebdo sulla libertà di espressione e sui suoi limiti non ha mai nutrito alcun dubbio, neanche nell’istante delle più profonde ferite la poesia sconveniente delle matite francesi è rimasta silente, impensabile scegliere di farlo ora.
Il ricordo del cielo dimezzato in cui sopravvivono le ali di Cabu, Charb e Wolinski alla maniera aspra, impertinente e impenitente accende il mondo in cui la satira non può essere oscurata, liberté, liberté, liberté una volta, sempre.