Di Angelo Calianno
Quella che a prima vista può sembrare una grande discarica e uno dei luoghi più poveri e maleodoranti del pianeta è una cittadella con un sistema ben definito: Muqattam, la città spazzatura alla periferia del Cairo.
Muqattam è un borgo di 30.000 abitanti chiamati “Zabbaleen” (in arabo egiziano,uomini spazzatura). Gli Zabbaleen sono tutti cristiani copti, il 90% di loro si occupa della raccolta dell’immondizia di tutto il Cairo, vale a dire circa 20 milioni di persone.
Armati di carretti con asini e vecchi pick-up questa comunità oggi è una parte importantissima della società cairota: dopo aver raccolto l’immondizia la portano qui, nelle loro case, nei loro vicoli e strade, la dividono e riciclano rivendendola in seguito alle aziende che si occupano di ritrasformare i materiali. Grazie a questa comunità oggi il Cairo ricicla l’85% della sua spazzatura: il lavoro avviene in piccole imprese familiari, dagli anni ’70 ad oggi ciò ha permesso di creare lavoro per tutta la cittadina.
Scelta e divisione dei rifiuti vengono fatti ancora a mano, gli Zabbaleen si sono opposti alla modernizzazione del sistema per paura di essere un giorno soppiantati dalle macchine e perdere così la loro unica fonte di sostegno. Sporcizia, fumo dei rifiuti che bruciano e la presenza di animali come ratti e carogne di cani e capre causano molte malattie, una su tutte il tetano, il livello di mortalità infantile è ancora alto, (45 decessi ogni 1000 nascituri). La paga mensile di uno Zabbaleen si aggira attorno ai 100 dollari.