Sono stati liberati in piena notte i due inviati speciali de Le Monde, arrestati stamattina dalle forze speciali del regime dittatoriale del Burundi. Rilasciati e invitati ad abbandonare il paese, è stato loro confiscato tutto il materiale al seguito (agende, telefoni satellitari, registratori, personal computer, macchine fotografiche, ecc…) con grave rischio per la vita dei loro contatti e fonti tra gli oppositori.
Il corrispondente di Le Monde in Africa Jean-Philippe Rémy e il fotografo inglese Philip Moore erano stati arrestati giovedì scorso ad Bujumbura dalle forze di sicurezza del Burundi mentre intervistavano alcuni oppositori al regime. Erano arrivati separatamente in Burundi, il 19 e 21 gennaio, per indagare sulla crisi politica che sta lacerando il paese dalla primavera 2015. L’annuncio del loro arresto, con quindici altre persone, è stato trasmesso dalla Radio Televisione Nazionale del Burundi (RTNB) e confermato ufficialmente su Twitter dal consulente media e comunicazione della presidenza, Willy Nyamitwe.
Secondo la dichiarazione del Ministero della Pubblica Sicurezza, “un mortaio, un kalashnikov e pistole sono stati sequestrati durante l’operazione di polizia nel distretto di Nyakabiga. E’ la prima volta che degli stranieri sono sorpresi nel bel mezzo di criminali”, ha aggiunto il vice portavoce della polizia Mosè Nkurunziza su RTNB.
Il quartiere Nyakabiga, dove sono stati arrestati i due inviati, è un bastione di protesta contro il governo del presidente Pierre Nkurunziza, in carica dal 2005. Forze dell’ordine controllano la zona fin dall’ aprile 2015, quando iniziò la rivolta contro il terzo mandato del Capo dello Stato. A Nyakabiga e negli altri quartieri ribelli di Musaga, Mutakura e Jabe, era stata condotta una repressione tra 11 e il 12 dicembre 2015, in cui quasi 200 persone furono uccise. Decine di giovani corpi legati sono stati trovati per le strade al mattino.
Secondo quanto riferito, i membri del CICR e l’ambasciatore di Francia accompagnato da un rappresentante del consolato britannico e la giornalista americana Julia Steers avevano potuto visitare i giornalisti nel palazzo del National Intelligence Agency. Contrariamente alle dichiarazioni della polizia, Philip Moore ha negato di essere stato arrestato mentre era con uomini armati.
Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, aveva subito inviato un comunicato per la liberazione dei giornalisti. “Iniziative diplomatiche sono in corso”, ha detto, esprimendo la sua “preoccupazione”.
Va ricordato che negli anni ’70 ci fu il grande sterminio in questo piccolissimo stato dell’Africa centrale, con la minoranza tutsi che sterminò 400 mila hutu, mentre altri 500 mila dovettero fuggire all’estero come profughi.
La recrudescenza della repressione contro gli oppositori e l’arresto illegale dei due giornalisti avvengono, proprio in occasione della decisiva riunione dell’Unione Africana, che si terrà questo venerdì ad Addis-Abeba, che dovrebbe decidere l’invio di una “Forza di pace” nel Burundi, composta da 5 mila uomini, proprio per “non permettere un altro genocidio”. Il presidente del Burundi ha, da parte sua, rifiutato questa decisione, che sarà presa dal Consiglio per la pace e la sicurezza dell’UA, ritenendo l’invio dei militari “una forza di invasione e occupazione”, riservandosi il “diritto di agire in conseguenza”, nel caso di dispiegamento militare. L’arresto arbitrario viene messo in relazione dagli analisti francesi anche dal fatto che la Francia è presente in maniera massiccia in molte zone dell’Africa subsahariana e centrale, in funzione di controguerriglia e di contrapposizione alle formazioni di ribelli fondamentalisti islamici.