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Verso un accordo storico per il clima, ma non risolutivo

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Altre 24 ore per negoziati, la firma dell’intesa sulla riduzione dei gas serra è attesa domani

Siamo agli «ultimi metri», dice il ministro francese degli Esteri e presidente della Cop21 Laurent Fabius, «per raggiungere l’accordo efficace, equilibrato, durevole e vincolante cui arriveremo». L’intesa globale sul clima è davvero vicina: sarà raggiunta quasi certamente domani, al termine di una maratona negoziale per chiudere i punti ancora aperti. Sarà un’intesa politicamente importantissima, perché finalmente si sarà riusciti a mettere d’accordo tutti i paesi del pianeta – ricchi e poveri, di vecchia o di nuova industrializzazione – con un trattato davvero globale sulla riduzione dei gas serra. Dal punto di vista dei contenuti il testo è ancora molto lontano da quello che serve per evitare disastrosi cambiamenti del clima della Terra.
Accordo politico 

Contiene tutti gli elementi necessari; ma in misura inadeguata. C’è da sperare che nei fatti il cambiamento dell’economia, all’insegna della decarbonizzazione, ancora una volta sia più veloce di quanto riescono a stabilire a tavolino i politici. L’aumento della temperatura globale già «incorporato» nel sistema dell’atmosfera, degli oceani e dei ghiacci produrrà comunque sconquassi nei prossimi decenni. Per tanti abitanti del pianeta, a cominciare da chi vive nelle zone più esposte e povere, purtroppo saranno guai seri.
Il ruolo di Fabius 

La «spallata» da parte della Francia e di Laurent Fabius non aveva funzionato fino in fondo mercoledì, è riuscita quasi perfettamente ieri. Un testo finale riveduto e corretto era atteso per le tre di pomeriggio, poi per le sette di sera, è stato consegnato formalmente alle 21. Dal punto di vista diplomatico, si tratta di un vero e proprio gioco di prestigio da parte di Fabius, sostenuto in modo determinante dal segretario di Stato Usa John Kerry, che si è speso tantissimo in molti incontri bilaterali risultati decisivi.
Il metodo dell’Indaba 

Ha aiutato il metodo adottato: si è recuperato dalla Cop 2011 di Durban in Sudafrica il sistema dell’Indaba, una tradizione dei villaggi zulù che permette di raggiungere decisioni condivise e limare i dissensi dialogando liberamente sotto una regia di «facilitatori», che danno la parola a tutti i partecipanti. Ha aiutato soprattutto la evidente, generale, volontà di firmare un’intesa e non far fallire il negoziato. Persino i sauditi, che tutto o quasi hanno da perdere, hanno alla fine evitato di creare problemi eccessivi.
Qualche problema ancora c’è: sulla finanza climatica, sulla differenziazione delle responsabilità, sull’ambizione complessiva dell’accordo manca una condivisione totale. Restano le famose «parentesi quadre» che indicano le opzioni aperte nella bozza. Dovranno essere chiuse questa notte nel corso della cosiddetta «Indaba delle soluzioni», cui «bisognerà partecipare con spirito di compromesso», dice Fabius, che per oggi prevede di presentare alla Plenaria il progetto finale di testo dell’accordo. Un accordo che sarà storico. Ma tutt’altro che risolutivo. Anzi: nei prossimi anni servirà una fortissima accelerazione, se si vorrà centrare l’obiettivo – ambiziosissimo – di stare «ben al di sotto dei 2 gradi» di aumento della temperatura globale, e di «sforzarsi» di restare anche sotto quota 1,5.
Da sanfrancesco
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