Che c’entra la lotta alla speculazione finanziaria con la lotta al cambiamento climatico? L’intersezione tra questi due temi è una tassa sullo scambio vorticoso di titoli (milioni in pochi secondi), che mira proprio a trovare i soldi per preservare l’ambiente e lottare contro le povertà, nazionali e nel terzo mondo. Si chiama Tassa sulle Transazioni Finanziarie (FTT). Consiste in pochi centesimi per ogni compra-vendita (transazione) di titoli, ma se moltiplicata per i giganteschi volimi di scambi (eseguiti da algoritmi informatici programmati per speculare sulle oscillazioni dei prezzi), frutterebbe almeno 50 miliardi l’anno.
Della Ftt se ne parla all’Ecofin, il gruppo di ministri delle finanze della UE, che deve ricomporre la divisione tra il gruppo di paesi promotori (Austria, Belgio, Estonia, Francia,Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna) e i paesi resistenti.
Spesso sentiamo dire che la povertà e il clima saranno i fattori più destabilizzanti del futuro. Ma poi tutte le analisi s’infrangono sulla mancanza delle enormi somme necessarie a prevenire seriamente i conflitti provocati da queste cause. Ecco, sia chiaro che questa versione è un alibi. Anzi, peggio: è l’arrogante conferma della posizione dominante della finanza sulla politica, non più capace – quest’ultima – di contrastare gli interessi di pochi straricchi, con i bisogni di molti poveri e poverissimi.
L’Europa non può più dichiarare continue emergenze, senza porsi mai il problema della loro prevenzione.
E’ ora che scelga di imporre una tassa alla speculazione, per programmare la giustizia sociale e ambientale.
E’ ora che scelga tra la Borsa o la vita.
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