Giornalismo sotto attacco in Italia

Spagna: un governo difficile o il voto subito

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I risultati del voto generale politico in Spagna ha pro dotto una situazione che, per certi aspetti, assomiglia ai risultati delle elezioni politiche in Italia due anni fa: un partito, quello cristiano-democratico dell’attuale primo ministro Mariano Rajoy, che è nettamente in testa con 123 seggi e il 28,7% dei voti( ma con tre milioni di voti in meno); i socialisti dello PSOE, guidati da Pedro Sanchez, che si piazzano al secondo posto con 90 seggi e il 22,0%. Con  aperte contraddizioni come quella che i partiti vicini alla sinistra è vicino alla maggioranza assoluta e se si va alle regioni si può notare che le maggioranze sono spesso diverse da una regione all’altra. In Andalusia il PSOE è il primo partito, in catalogna e nei Paesi baschi in testa si trova Podemos  e a Madrid e nel resto del Paese è il partito popolare ad essere il primo. Ma, dietro i due partiti che dopo Franco hanno governato con il classico bi-partitismo diffuso in Europa dopo la seconda guerra mondiale, c’è Podemos -guidato da Pablo Iglesias- che ha raggiunto il 20,7% e 69 seggi e poi ancora il movimento di centro-destra Ciudadanos  guidato da Alberto Rivera che ha conquistato 40 seggi e il 13,93 per cento dei voti.

Gli scenari possibili sono dunque diversi. Nel senso che teoricamente è possibile un’alleanza di centro-sinistra tra popolari e socialisti che ha i seggi per governare.  Ma ci sono ostacoli interni ai popolari come ai socialisti contro la grande alleanza di governo tra i due maggiori partiti ed è quello che è già successo in Italia due anni fa e ha dato vita al governo delle larghe intese  partito democratico e nuovo centro-destra Renzi-Alfano che vuole resistere-e non sappiamo ancora se ci riuscirà-fino alle elezioni politiche generali prevedibili a fine legislatura nel 2018. Iglesias, leader  di Podemos ,ha esaltato il successo del nuovo movimento nei Paesi baschi e in Catalogna ed ha sottolineato come il PSOE abbia ottenuto il peggior risultato dopo Franco come del resto il Partito Popolare. E Rajoy ha detto di voler formare subito un governo anche se ha riconosciuto che “un governo che abbia appoggio parlamentare non sarà facile da formare”. L’affluenza è stata del 73,20%, più alta di quella di quattro anni fa che era stata del 68,94 %. Oltre 36 milioni di spagnoli sono stati chiamati ad eleggere 350 deputati e 208 senatori delle Cortes. E’ allo stato difficile prevedere che cosa succederà e se ci sarà una coalizione alla tedesca con popolari e socialisti ad affrontare i problemi del Paese o una dei popolari con il centro-destra di Ciudadanos a farlo. Certo è una partita difficile e le urne sono dietro l’angolo se Rajoy non ce la farà a restare in sella per molto tempo di fronte ai tentativi di secessione, come quello già fatto dalla Catalogna e altri che potrebbero profilarsi nei prossimi tempi o ai problemi economico-sociali di quella parte della penisola iberica.


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