Dire che l’attuale governo e parlamento hanno approvato in un tempo molto rapido una effettiva riforma della Rai significa dire una cosa falsa e basta leggerne il testo per averne una prova sicura. Lo hanno detto, nelle ore successive all’approvazione, persone che si collocano su versanti opposti, dal presidente e dal segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso, al segretario del sindacato dei giornalisti radiotelevisivi Vittorio Di Trapani al presidente della Commissione di Vigilanza della Rai Roberto Fico.
Ed cosa succede punto dopo punto perché i lettori possano farsene un’idea più precisa. Il primo punto riguarda l’attuale direttore generale Antonio Campo dell’Orto che diventa a tutti gli effetti amministratore generale a partire da metà gennaio, cioè da quando sarà modificato formalmente lo Statuto della Rai che non prevede questa figura. L’amministratore delegato, eletto in parte dal parlamento, in parte dal governo e in parte dall’assemblea dei dipendenti dell’azienda, potrà nominare in maniera autonoma i direttori di rete, testata, canali satellitari e il parere del Consiglio di Amministrazione sarà vincolante soltanto se un “no” sul direttore di testata sarà espresso da cinque consiglieri su sette (ora erano nove). La differenza è radicale: oggi il direttore generale ha un potere di proposta sui direttori e per vararle deve ottenere la maggioranza del Consiglio di Amministrazione. Centralizzazione e verticalità invece che democrazia interna al Consiglio. Il nuovo amministratore delegato può firmare ,senza passare dal Consiglio di amministrazione, i contratti fino a 10 milioni di euro. I membri del prossimo Consiglio di Amministrazione saranno votati due dalla Camera, due dal Senato, due saranno indicati dal governo e uno dall’assemblea dei dipendenti dell’azienda.
Concessione unica alla trasparenza: saranno pubblicati on line i compensi dei dirigenti che guadagnano più di duecento mila euro all’anno. L’approvazione definitiva della legge è arrivata ieri per alzata di mano perché nessuno ha chiesto il procedi mento elettronico dopo che la settimana scorsa era mancato il numero legale dei senatori. “Da oggi-scrivono in una nota la Federazione nazionale della Stampa e l’Usigrai-la Rai sarà guidata da un Ammini stratore delegato, quindi da un capo azienda che avrà molti più poteri del direttore generale e sarà scelto direttamente dal governo. Allo stesso tempo con la legge di Stabilità il governo si prende il controllo anno per anno anche dei finanziamenti del Servizio Pubblico, uno degli strumenti più forti per condizionare la gestione e le scelte editoriali della Rai. Sono previsti anche requisiti di onorabilità per i nuovi consiglieri di Ammi nistrazione. L’articolo 1 della legge appena approvata prolunga a cinque anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e potenzia il ruolo del consiglio dei ministri in materia in quanto è il CDM che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale. L’articolo 3 della legge detta norme sulla responsabilità dei componenti del Consiglio di Amministrazione rispetto all’applicazione del codice dei contratti pubblici che hanno per oggetto l’acquisto e lo sviluppo di programmi radiotelevisivi.