La Conferenza sull’ambiente si è appena conclusa a Parigi con un esito «che molti definiscono storico». L’attuazione dell’accordo raggiunto «richiederà un corale impegno e una generosa dedizione da parte di ciascuno. Auspicando che venga garantita una particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili, esorto l’intera comunità internazionale a proseguire con sollecitudine il cammino intrapreso nel segno di una solidarietà che diventi sempre più fattiva». Sono le parole con cui papa Francesco, al termine dell’Angelus, commenta l’esito di Cop21. Il Pontefice invita anche a convertirsi e a intraprendere la strada della solidarietà e della sobrietà.
Dopo l’apertura della Porta santa e la celebrazione della Messa nella basilica papale di San Giovanni in Laterano, Jorge Mario Bergoglio dalla finestra dello studio nel Palazzo apostolico introduce così la Preghiera mariana: «Nel Vangelo di oggi c’è una domanda scandita per tre volte: “Che cosa dobbiamo fare?”. La rivolgono a Giovanni Battista tre categorie di persone: la folla in genere; i pubblicani, ossia gli esattori delle tasse; e alcuni soldati. Ognuno di questi gruppi interroga il profeta su quello che deve fare per attuare la conversione che egli sta predicando». Ecco la risposta di Giovanni: «La condivisione dei beni di prima necessità: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”»; Papa Bergoglio osserva che «agli esattori delle tasse dice di non esigere nulla di più della somma dovuta», e qui specifica senza leggere il testo scritto: «Cosa vuol dire questo? Non fare “tangenti”»; poi prosegue: «Ai soldati domanda di non estorcere niente a nessuno ma di accontentarsi delle loro paghe». ricapitolando, «tre risposte per un identico cammino di conversione, che si manifesta in impegni concreti di giustizia e di solidarietà». Questa è la strada «che Gesù indica in tutta la sua predicazione: la strada dell’amore fattivo per il prossimo».
Il Papa evidenzia che «da questi ammonimenti di Giovanni Battista comprendiamo quali fossero le tendenze generali di chi in quell’epoca deteneva il potere, sotto le forme più diverse». Ma ecco la precisazione fondamentale: «Tuttavia, nessuna categoria di persone è esclusa dal percorrere la strada della conversione per ottenere la salvezza, nemmeno i pubblicani considerati peccatori per definizione. Dio non preclude a nessuno la possibilità di salvarsi». Anzi, «Egli è ansioso – scandisce il Papa – di usare misericordia verso tutti e di accogliere ciascuno nel tenero abbraccio della riconciliazione e del perdono».
Dunque «questa domanda – che cosa dobbiamo fare? – la sentiamo anche nostra. La liturgia di oggi ci ripete, con le parole di Giovanni, che occorre convertirsi, bisogna cambiare direzione di marcia e intraprendere la strada della giustizia, della solidarietà, della sobrietà »; questi sono i valori «imprescindibili di una esistenza pienamente umana e autenticamente cristiana». Quindi «convertitevi! È la sintesi del messaggio del Battista. E la liturgia di questa terza domenica di Avvento ci aiuta a riscoprire una dimensione particolare della conversione: la gioia». Dice parlando «a braccio»: «Chi si converte e si avvicina al Signore sente la gioia». Poi cita le Scritture: «“Rallègrati, figlia di Sion!”, annuncia il profeta Sofonia rivolto a Gerusalemme; e l’apostolo Paolo esorta così i cristiani di Filippi: “Siate sempre lieti nel Signore”». Francesco riconosce che «oggi ci vuole coraggio a parlare di gioia, ci vuole soprattutto fede! Il mondo è assillato da tanti problemi, il futuro gravato da incognite e timori»; ma nonostante tutto questo, il cristiano «è una persona gioiosa, e la sua gioia non è qualcosa di superficiale ed effimero, ma di profondo e stabile, perché è un dono del Signore che riempie la vita. La nostra gioia deriva dalla certezza che “il Signore è vicino”». Vicino «con la Sua tenerezza, il Suo perdono, il Suo amore», aggiunge parlando nuovamente a braccio.
Dopo l’Angelus, Francesco mette in evidenza che oggi, in tutte le cattedrali del mondo, si aprono «le Porte Sante, perché il Giubileo della Misericordia possa essere vissuto pienamente nelle Chiese particolari. Auspico che questo momento forte stimoli tanti a farsi strumenti della tenerezza di Dio. Come espressione delle opere di misericordia, saranno aperte anche le “Porte della Misericordia” nei luoghi di disagio e di emarginazione. A questo proposito, saluto i detenuti delle carceri di tutto il mondo, specialmente quelli del carcere di Padova, che oggi sono uniti a noi spiritualmente per questo momento di preghiera, e li ringrazio per il dono del concerto ».
Il Papa ricorda che «martedì 15 dicembre, a Nairobi – che ho da poco visitato – inizierà la Conferenza Ministeriale dell’Organizzazione Internazionale del Commercio. Mi rivolgo ai Paesi che vi parteciperanno, affinché le decisioni che saranno prese tengano conto dei bisogni dei poveri e delle persone più vulnerabili, come anche delle legittime aspirazioni dei Paesi meno sviluppati e del bene comune dell’intera famiglia umana».
Poi, un saluto anche ai «membri del Movimento dei Focolari insieme ad amici di alcune comunità islamiche. Andate avanti con coraggio nel vostro percorso di dialogo e di fraternità. Perché tutti siamo figli di Dio!».
Infine, il consueto congedo: «A tutti un cordiale augurio di buona domenica e di buon pranzo. Non dimenticate, per favore, di pregare per me. Arrivederci!». (Vatican Insider)
Da sanfrancesco
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