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Leggere un giornale è un modo per dire che gli altri m’interessano

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Natale è uno di quei giorni in cui non escono i giornali. Mi mancano molto. E come se fossi rinchiuso in casa per un’intero giorno, senza sapere quello che pensano gli altri. Sì, le notizie sui fatti circolano lo stesso su internet, ma sono bidimensionali, schiacciate su immagine e descrizione, senza la tridimensionalità del commento.

In fondo, quando compriamo un giornale, compriamo riflessioni, non notizie. Cioè paghiamo qualcuno per rivelarci i nessi meno evidenti tra i fatti. Quelli che ce ne fanno intuire altri a cui non avremmo pensato se non fossimo stati stimolati da un impulso collaterale. Siamo pieni di “latenze” che aspettano un innesco per apparirci esplicite ed ampliare la nostra consapevolezza. Pensieri  che sapevamo di avere, ma che finalmente riconosciamo nella chiarezza di un pensatore.
E’ preziosa la libertà di stampa, lo scambio di opinioni, le polemiche, gli articoli di fondo, perché il confronto con gli altri alimenta la passione di vivere insieme, di dare un contributo, di fare qualcosa di buono per gli altri e con gli altri. Leggere un giornale è già militanza politica, altruismo, un modo per dire che gli altri m’interessano. Ma ogni tanto, stare  senza quotidiani fa bene. Fa capire  quanto è importante quel pezzo di carta che ogni giorno diamo per scontato, perché ogni giorno c’è. E parla di Noi.

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