Respirando l’atmosfera del Kurdistan turco soltanto un mese fa, non siamo rimasti stupiti, né io e né il collega Ivan Grozny, della sparatoria in pieno centro in cui è rimasto ucciso Tahir Elci, uno dei più importanti avvocati curdi, grande difensore dei diritti umani.
Stasera a Tv7 (alle 23.00 su Rai1) andrà in onda una parte del reportage girato insieme a Ivan Grozny a inizio novembre nel Sud della Turchia: i coprifuoco imposti dal governo nelle città curde come Silvan, Nusaybin, Cizre; le bombe e i missili sulle città; le storie degli abitanti impossibilitati a uscire dai quartieri anche per 12 giorni consecutivi, con scuole e ospedali chiusi; le sparatorie quotidiane a Diyarbakir tra esercito turco e resistenza curda in cui rimangono uccisi decine di civili.
È il tentativo di raccontare come vive la popolazione civile in queste città sotto assedio. Di dare spazio a quello che viene censurato in Turchia: a Silvan al giornalista di Ozugur Gun Tv la polizia ha puntato la pistola alla testa mentre cercava di fare di suo lavoro; a Istanbul rischiano l’ergastolo, accusati di spionaggio, il direttore del quotidiano di opposizione “Cumhuriyet”, Can Dündar e il suo caporedattore Gül per aver pubblicato un’inchiesta su un passaggio di armi dalla Turchia alla Siria con la scorta dei servizi segreti turchi. Un modo per dare spazio al loro appello all’Europa: “sulla libertà di stampa e sulla violazione dei diritti umani in Turchia, non chiudete gli occhi”.