Francia, la paura premia la destra

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Oggi possiamo dire che la Francia è a destra così come trent’anni fa Alberto Cavallari, indimenticato corrispondente da Parigi e poi direttore del Corriere, titolò il suo libro “la Francia a sinistra”. Allora si apriva la strada l’alleanza di sinistra che portò all’Eliseo Mitterand, oggi il futuro è meno certo. Ma quel che è certo è che due francesi su tre hanno votato per i repubblicani di Sarkozy o per il Fronte Nazionale di Marine Le Pen. Sappiamo che i ballottaggi ridimensioneranno i candidati estremi ma la realtà politica è che la sinistra è ormai netta minoranza. Resta maggioranza in parlamento, ma è solo questione di tempo.

Il dibattito intellettuale ormai è sempre più dominato dagli Zeimour, dagli Houellbeck, da uomini che hanno lasciato la sinistra e battono nuove strade, alcuni in sintonia o in parallelo all’ondata Le Pen. Cosa farà la destra francese in concreto una volta al potere è tutto da vedere. Un conto è soffiare sul fuoco dello scontento invocando la chiusura delle frontiere e il ritorno alla sovranità nazionale un’altra è affrontare i problemi reali. Ma questi sono problemi di domani. La realtà di oggi è che la sinistra è ultima, in fondo al gruppi, e il dibattito politico,in vista delle prossime elezioni è su chi scegliere fra i moderati liberali alla Sarkozy o alla Juppe’ e i “rivoluzionari” blumarine della famiglia Le Pen.


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