Iraq: 435 giornalisti ammazzati dal 2003

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Dal 2003 sarebbero 435 i giornalisti iracheni ammazzati dai terroristi, negli scontri a fuoco, mentre stavano tentando di documentare gli episodi di violenza e di saccheggio. La denuncia è arrivata dal sindacato dei giornalisti iracheni che ha denunciato come, nel solo 2015, siano stati uccisi 29 cronisti.
20 di loro sono caduti sotto i colpi dell’Isis, nell’area di Mosul; altri 6 hanno perso la vita durante gli scontri con le milizie jihadiste, mentre altrettanti sono stati sequestrati.

I giornalisti iracheni, impegnati da anni in un faticoso lavoro di ricostruzione civile e professionale, puntano il dito contro le truppe di occupazione e il mal governo, cui si imputa un eccesso di indolenza e superficialità. Le istituzioni si sono infatti rivelate incapaci di tutelare una stampa che voglia e possa svolgere un ruolo critico, libera di raccontare senza censure gli errori, le violenze di stato, così come il mancato rispetto dei diritti civili e politici.

Le stesse cifre arrivano dalla Siria, dove decine e decine di cronisti hanno perso la libertà e spesso anche la vita, a causa delle bombe e dei proiettili sparati dal regime di Assad e dalle milizie dell’Isis. Ben 35, invece, sono le violazioni gravi denunciate dalla Federazione europea dei giornalisti e relative alla Turchia di Erdogan, dove, sotto lo sguardo complice di troppi paesi europei, si stanno consumando arresti, processi farsa, condanne, chiusura di giornali e di emittenti considerate ostili al governo.

Questi numeri, spaventosi, dovrebbero indurre i governi occidentali a non chiudere gli occhi e a non barattare la necessità di stringere alleanze contro i terroristi con le libertà dei giornalisti e di chi, in quei paesi, rivendica i diritti politici e civili. Sarà bene non dimenticare mai che la stragrande maggioranza dei giornalisti colpiti sono di religione musulmana e rappresentano quella parte di opinione pubblica che tenta di non restare imprigionata nello scontro tra regimi autoritari e l’Isis.

Abbiamo giustamente protestato contro i boia che hanno insanguinato la redazione di Charlie Hebdo; non dimentichiamo di alzare la voce anche quando, sotto i loro colpi, muoiono colleghe e colleghi che, ogni giorno e ad ogni ora, rischiano davvero la vita per contrastare oscurità, oscurantismi e “Bavagli insanguinati”


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