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Il testo della petizione #nohatespeech nella Carta dei Doveri del Giornalista

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Con una mozione presentata dal Comitato di redazione della Rai del Veneto e approvata all’unanimità dal Congresso Usigrai che si è tenuto la scorsa settimana a Galzignano Terme, in provincia di Padova, i giornalisti del servizio pubblico si impegnano perché i discorsi di odio non trovino più risonanza attraverso le testate giornalistiche della Rai.

Non si tratta di censurare le idee, ma se lo spazio dedicato a chi lancia messaggi di razzismo e intolleranza fosse impiegato per cercare di spiegare il perché qualcuno attraversa l’Europa a piedi per scappare dalla Siria, o si raccontasse davvero quello che in questi giorni sta accadendo in Turchia, dove si combatte per le strade, la Rai svolgerebbe in pieno il proprio compito.
“Illuminare le periferie” è stato lo slogan scelto dal Segretario Usigrai Vittorio di Trapani per caratterizzare i lavori del XIV Congresso dei giornalisti della Rai.
La decisione di offrire il palco alle testimonianze di chi solitamente non ha voce nel prime time televisivo, come la giornalista turca Ceyda Karan del quotidiano Cumhuriyet, il cui direttore responsabile è stato arrestato e posto in isolamento insieme ad un collega per la pubblicazione di un servizio sul traffico d’armi tra Governo turco e Siria, dimostra ancora una volta la volontà del sindacato di non guardare solo al proprio particolare ma di aprirsi sempre più verso tutte le periferie del mondo.
Ci sono temi da trattare e battaglie di civiltà da portare avanti che, nell’anno in cui si ridiscuterà il contratto di servizio pubblico con lo Stato, sono fondamentali per ridefinire il ruolo futuro della Rai.
La petizione #nohatespeech, lanciata dalla Carta di Roma e sostenuta da Articolo 21, è un tassello importante di questo cammino.
Qui di seguito il testo della mozione approvata dal Congresso:
L’Associazione Carta di Roma ha promosso la petizione #nohatespeech che pone il tema dell’espulsione dei linguaggi di odio e razzismo dalle pagine e dai commenti delle notizie dei giornali.
 
Noi, in quanto giornalisti del servizio pubblico radiotelevisivo, ci sentiamo doppiamente impegnati a far sì che queste regole vengano rispettate affinché le parole di odio non trovino risonanza nelle nostre testate.
Per questo, chiediamo all’Esecutivo di farsi promotore del recepimento della petizione nella Carta dei Doveri del Giornalista, e che al pari delle altre carte deontologiche, possa entrare a far parte integrante del contratto futuro.

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