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Il premier rischia di subire un ritorno di sfiducia

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Clima, ultima chiamata. Terra, ultima chance. Il Papa, siamo vicini al suicidio. Allarme e buone intenzioni, nei titoli di Stampa e Repubblica. Il Corriere, prudente, parla di “miliardi promessi dai capi di stato per salvare la terra”. Promessi! Certo Obama ha prununciato frasi suggestive: “Ho visto coi miei occhi in Alaska il mare che inghiotte villaggi, la tundra che brucia, i ghiacciai che si sciolgono. È un anticipazione del futuro che prepariamo ai nostri figli: nazioni sommerse, città abbandonate, campi che non danno più raccolti, nuove guerre e fiumane di profughi disperati”.  Sembrava Roy Batty in Blade Runner, film nel 1982. “Ho visto cose che voi umani…” Il film fu girato nel 1982. Dieci anni dopo la Conferenza di Rio mise per la prima volta in agenda il Global Warming.

In 3 anni in Italia 84.400 morti per inquinamento. Che si è fatto in 23 anni, da Rio a Parigi? Poco, se non riconoscere che il problema esiste. Cosa verrà fuori da questa ventunesima conferenza? Chissà! Negli States i democratici sembrano disposti a chiedere agli americani di limitare i loro sprechi, i repubblicani non ne vogliono sapere. La Cina sta frenando la sua locomotiva (e dunque la crescita) perchè dietro la grande muraglia le condizioni di vita e di lavoro appaiono ormai insostenibili, ma i mercati tremano e le economie emergenti soffrono. L’India di Modi difende il suo diritto di inquinare: siano i paesi ricchi a fare per primi! L’Europa e l’Italia si guardano intorno. L’unica novità sta forse nel luogo e nel quando di questa conferenza: Parigi, due settimane dopo le stragi dell’Isis. Il mondo ha capito di essere piccolo!

Obama al Bataclan. Putin non vuol vedere Erdogan. Renzi promette che il PIL crescerà. Tutto qui. Se si cominciasse a parlare una stessa lingua contro l’Isis, in difesa dei diritti e dell’umanità dell’uomo, forse si comincerebbe a immaginare anche una crescita diversa, meno fondata sull’appropriazione e lo struttameto selvaggio della natura. Pare (dai giornali) che le distanze tra Obama e Putin si stiano riducendo (persino sulla crisi ucraina). Putin ha mollato un sonoro ceffone a Erdogan “hai abbattuto il nostro aereo per proteggere il commercio di petrolio dell’Isis”. L’Europa, invece, sta promettendo di tutto al sultano di Ankara; purchè che si tenga i profughi siriani. Allora Lavrov avverte: appoggeremo i Curdi siriani e iracheni. Che vuol dire: daremo una sponda all’opposizione curda in Turchia.

Il premier rischia di subire un ritorno di sfiducia, scrive Massimo Franco. Renzi lo sa e a Parigi promette: “il PIL crescerà”. Sì, la deflazione è tornata, sì la paura del terrorismo potrà frenare i consumi, ma sabato e domenica il “nuovo” Pd griderà “Coraggio Italia”, i gufi voleranno via e con loro gli incubi del consumatore. Certo, resta il fastidio delle elezioni amministrative. “Sul caso Sala Renzi si gioca il futuro del centro sinistra”, scrive Stefano Folli, secondo il quale, scegliendo Sala -contro la vice di Pisapia e malumori molto diffusi nel Pd- il premier “offrirebbe la prova che i voti del centrodestra sono sulla via di trasmigrare nel contenitore del nuovo centrosinistra renziano, e che i nuovi quadri possono venire dall’esterno, anche dalla destra moderata, mescolando uomini e voti”. Però vincendo su un fronte (il centro destra) potrebbe prepararsi a perdere sull’altro (un sondaggio per La 7 prevede che i 5 Stelle si imporrebbero al ballottaggio dell’Italicum).

Errare divinum est. Perdonate l’abuso del latino e l’uso del paradosso, ma è per non far passare sotto silenzio la novità di un Papa che ammette l’errore: abbiamo sbagliato a nominare quel monsiglon Balda e a subire quella Chaouqui, ha detto. Quanto alle guerre, “quante ne abbiamo fatte noi cristiani?” Il Papa, a chi dà lezioni, ha voluto ricordare la Notte di San Bartolomeo, l’eccidio di decine di migliaia di protestanti ad opera di cattolici al potere. Poi ha ospitato un imam nella sua Papa Mobile (senza vetri blindati).

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