A breve chi è stato il vincitore e il candidato sicuro per ricevere l’incarico dal re di Spagna e formare il nuovo governo. Quarant’anni fa nel 1982 l’80 per cento degli elettori spagnoli si recarono alle urne ed elessero con la maggioranza assoluta il socialista Felipe Gonzalez alla guida del nuovo esecutivo. Erano passati più di quarant’anni a sua volta dal momento in cui il generale Francisco Franco aveva posto le basi, grazie all’esercito e al clero che lo appoggiava apertamente di un regime che avrebbe caratterizzato il periodo precedente alla guerra, quello bellico e altri venticinque del dopoguerra con l’abilità che anche gli storici dovettero riconoscergli di barcamenarsi con forti dittature come quella nazionalsocialista tedesca, per superare il grande conflitto bellico e riemergere senza troppi danni fino alla sua morte nel 1978. Gli ultimi sondaggi che, come avviene sempre ormai di questi tempi, caratterizzavano i giorni e le ore della vigilia delle votazioni oscillavano fortemente tra diversi oroscopi. L’attuale presidente del Consiglio, il popolare Rajoy, potrebbe essere ancora una volta il vincitore ma il secondo potrebbe essere il socialista Sànchez o il leader di Podemos Iglesias mentre Rivera capo di Ciudadanos scivolerebbe alla quarta posizione. Sarebbero sempre secondo gli ultimi sondaggi differenze di pochi punti ma decisive per l’attribuzione dei seggi parlamentari perché il nuovo sistema elettorale spagnolo individua nella provincia la circoscrizione elettorale e questo produce una distorsione nella rappresentanza politica dell’eletto rato: la distribuzione, infatti, risulta proporzionale nelle province grandi ma non così nelle piccole e medie dove vengono favoriti i primi due partiti e penalizzati gli altri. Molto dipenderà-dicono gli esperti in previsioni-dall’ affluenza alle urne ma è quasi certo che nessun presidente potrà governare da solo e saranno necessarie alleanze tra almeno due partiti per poter governare. Si confrontano in questo voto generazioni diverse ed esperienze oltre che indirizzi non omogenei. Molti pensano che per Rajoy questa sarà l’ultima volta e anche tra i nuovi movimenti come Podemos e Ciudadanos le ricette proposte agli spagnoli sono differenti tra loro. Ma non c’è dubbio sul fatto che il vecchio bipartitismo popolari-socialisti è ormai tramontato e che probabil mente la “seconda transizione” dopo il regime franchista vedrà nascere nuove formazioni politiche e riproporrà la scelta tra autonomisti(a cominciare dai catalani) e centralisti o tra socialisti, democratici e conservatori. Probabilmente con le elezioni si aprirà un periodo nuovo per la storia della Spagna contemporanea.