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Vatileaks 2: i corvi non sono Fittipaldi e Nuzzi

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La Chiesa non costruisca muri, ma ospedali da campo e piazze..“, così Francesco a Firenze, dove ha esaltato sobrietà, accoglienza e ha manifestato il suo dolore e il suo fastidio per i “faraoni” che stanno tentando di frenare la sua azione riformatrice.

Gli interessi lesi internazionali e nazionali, mal sopportano un “Papa credente” e che, invece di limitarsi alla preghiera e alla difesa della tradizione, avrebbe persino l’ambizione di dire la sua su malaffare, corruzione, sfruttamento degli esseri umani, vite precarie, privatizzazione delle risorse naturali, commercio e traffico di armi…

Un Papa così disturba, perché accende i riflettori non solo sulle periferie dell’anima, ma anche e soprattutto sulle periferie del mondo, quei luoghi oscurati dove si consumano le più atroci privazioni e gli affari più indicibili. Tra quei mondi oscurati e quelle terre di mezzo hanno agito anche esponenti del Vaticano, hanno tessuto le loro trame, hanno concluso affari, hanno stretto alleanze con le più impresentabili dittature. Alcuni di loro sono stati il vero sostegno ai governi Berlusconi, hanno tramato per rovesciare Prodi e, già che si trovavano, hanno messo pure qualcosa da parte per se stessi e per i loro famigli e familiari.

L’invettiva contro i “faraoni” era rivolta soprattutto contro costoro, e tra i faraoni si nascondono anche, per restare nel bestiario, gli avvoltoi, le iene e gli sciacalli che intercettano il Papa, rubano i documenti e li passano all’esterno delle mura leonine. Costoro sono i nemici di Francesco e contro di loro è sacrosanto che si indirizzi la sua indignazione e di quanti condividono il suo impegno per una radicale riforma della Chiesa e non solo. Proprio per questo non ha senso alcuno, anzi è profondamente sbagliato puntare il dito e mettere sotto inchiesta i giornalisti che hanno pubblicato quei documenti.

Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi hanno fatto il loro dovere, hanno risposto all’obbligo deontologico e professionale di pubblicare i materiali che abbiano il requisito del pubblico interesse e della rilevanza sociale. Entrambi, per altro hanno deciso di pubblicare dopo aver verificato la credibilità e l’attendibilità delle fonti e, soprattutto, della documentazione. Dal momento che nessuno ha negato l’autenticità di quel materiale, in base a quale criterio avrebbero dovuto cestinare la documentazione?

Il giudice vaticano lasci perdere i due giornalisti e i loro editori e si dedichi con raddoppiato fervore a rintracciare i faraoni e i loro servitori con o senza tonaca, con o senza cappuccio. Per altro non dovrebbe essere difficile dal momento che molti di loro hanno abitato per molto tempo da quelle parti e le loro impronte dovrebbero essere facilmente rilevabili, anche quelle lasciate sui documenti e sulle terrazze romane.

Fonte: “Il Fatto Quotidiano”


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