Da libro a film, questa la sorte di “Un sogno meraviglioso” (Graus Editore), il piccolo ma intenso volume scritto da Pietro Nardiello. Il romanzo breve del giornalista-scrittore racconta di una vacanza estiva nella perla dello Jonio, Soverato, in provincia di Catanzaro, e in un campeggio, “Le Giare”, che poi sarà travolto da un’alluvione la notte tra il 9 e il 10 settembre del 2000 che causò la morte di 13 persone, tra cui una, il guardiano del camping, non è mai più stata ritrovata. Si trattava di disabili e volontari dell’Unitalsi di Catanzaro, che stavano godendo gli ultimi istanti di una vacanza che si sarebbe conclusa proprio la mattina del 10 settembre. Ma solo la creatività di uno scrittore poteva abbinare la morte e la tragedia ad un sogno accompagnando il lettore nella vorticosa attesa delle vacanze, poi in quella di un viaggio lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria in direzione Sud, dove si può andare anche per scoprire qualcosa che prima si ignorava. E poi la vita nel camping, con i giochi, l’allegria, il mare e la dolce compagnia senza però tralasciare le criticità della Calabria. Una terra misteriosa, metafora di un Paese con la luce e l’oscurità, due facce di una stessa medaglia di una regione piena di tesori, a volte nascosti, ma anche di lampanti contraddizioni. Un racconto che si snocciola con semplicità, che fa entusiasmare il lettore anche attraverso una storia d’amore che non si polverizza al termine della vacanza. Un racconto del bello che poi sarà dimenticato, travolto, per sempre. Un sogno meraviglioso interrotto bruscamente e tragicamente. Ma la penna di Nardiello si ferma, per distacco, per rispetto, un attimo prima che la morte travolga tutto proprio come vuole una corrente della tradizione letteraria americana.
Chi non pare fermarsi è invece chi, leggendo questo romanzo, guarda oltre. Se il testo ha ricevuto già due “menzioni d’onore”, rispettivamente alla quarta edizione del concorso internazionale di poesia e narrativa del “Club della Poesia” di Cosenza, e alla terza edizione del premio letterario “Domenico Smorto” di Reggio Calabria, ha anche suscitato l’attenzione del regista calabrese Enzo Carone che in una recente presentazione, svoltasi proprio a Soverato, ha dichiarato di volerne fare un film “perché Nardiello con questo suo romanzo è come se avesse già scritto una sceneggiatura cinematografica”. Carone già autore di numerosi corti e lungometraggi ha poi dichiarato: “La tragedia de Le Giare mi colpì profondamente, da parecchio tempo avevo pensato di raccontare questa storia così delicata, unica nel suo genere ed ero dunque in attesa della giusta ispirazione. Poi ho letto il libro di Pietro Nardiello e non ho avuto alcun dubbio nel decidere di mettere insieme le nostre due capacità artistiche. Certamente non sarà facile – ha poi proseguito il regista Carone – soprattutto reperire i fondi che occorreranno per la produzione, ma non dobbiamo demordere e impegnarci affinché questo lavoro possa essere tradotto in pellicola”.
Conclude Pietro Nardiello: “Quando ho deciso di scrivere questa storia, l’ho fatto soprattutto per offrire un tributo a una terra osservata da un punto di vista univoco, poi per alimentare la memoria di chi non c’è più e di un luogo degli affetti cassato per sempre dall’acqua e dal fango. Sapere che un regista si è emozionato e ha ritenuto valido il mio romanzo, addirittura per farne un lungometraggio, mi riempie di soddisfazione perché non avrei mai potuto immaginare che si potesse propiziare un’opportunità del genere. Adesso, però, mi farebbe piacere se potessi riprendere il tour di presentazioni anche in Campania, visto che anche la nostra Regione vive con la spada di Damocle sulla testa a causa di criticità idrogeologiche”.