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Turchia fuori controllo: ucciso il più importante avvocato curdo e ancora arresti tra i giornalisti. E l’Italia che fa?

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In Turchia il governo Erdogan sta incarcerando giornalisti. Era già avvenuto nel passato recente, la Turchia era arrivata al triste primato di oltre 150 giornalisti in carcere. Ora però è stato colpito uno dei più importanti giornali del paese, Cumhuriyet, con l’arresto del direttore Can Dundar e del capodesk di Ankara Erdem Gul. L’accusa è straordinariamente improponibile: spionaggio. E l’Italia che fa? L’arresto dei due giornalisti segue di poco tempo l’intervento violento alla vigilia delle elezioni turche in due televisioni e in due giornali, che sono stati “addomesticati” col cambio di direzione e l’espulsione di giornalisti scomodi. Due giorni prima del voto.

L’arresto di Dundar e Gul ha preceduto di 24 ore un altro fatto gravissimo, l’uccisione oggi del più importante avvocato curdo, Tahir Elci, da parte di un commando armato. Il fatto è appunto di oggi. Turchia fuori controllo, dunque, con un regime turco sempre più antidemocratico e inaccettabile. La Turchia che ha rischiato una crisi di enorme portata con la Russia per il jet abbattuto prosegue in una escalation incontrastata, forte evidentemente dello scudo che finora l’occidente le ha garantito in ragione della sua delicata posizione geopolitica.

Ma torniamo a Dundar e Gul. Di cosa sono accusati?
Il 29 maggio di quest’anno Cumhuriyet ha pubblicato un video che mostra la gendarmeria e la polizia turca fermare alcuni camion con a bordo delle casse che contenevano – secondo Cumhuriyet – armi e munizioni mandate in Siria dai servizi segreti turchi. L’arsenale, ha scritto Cumhuriyet, era per i  ribelli islamisti che combattono in Siria contro il presidente siriano Bashar al Assad. Il 2 giugno Erdoğan ha avviato la causa legale contro Dundar e Gul, sostenendo che la loro storia «includeva alcune immagini e informazioni che non corrispondevano ai fatti» e dicendo che la persona «che aveva scritto l’articolo pagherà un prezzo molto alto». Il 24 novembre Erdoğan ha sostenuto poi di ritenere irrilevante se i camion trasportassero o meno armi, perché la pubblicazione dell’articolo è stata di per sé un “tradimento”. Erdoğan ha sostenuto comunque che i camion trasportavano aiuti umanitari ai turcomanni.

Ora l’arresto dei due giornalisti. Non è il primo caso di giornalisti investigativi colpiti. Mdesi fa è morta una giornalista investita da un camion. Aveva appena denunciato traffici con l’Isis coperti dal benevolo sguardo dei controllori tirchi. Insomma, questa è la situazione e ci si chiede che cosa possiamo fare.
Il minimo è che la categoria dei giornalisti italiani esprima il suo dissenso e la sua contrarietà a quanto sta avvenendo, offrendo solidarietà ai colleghi turchi.


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