Il califfato dell’ISIS, o Stato islamico, che ha come capitale provvisoria Raqqa, nel Nord dell’Iraq, e come- uomo forte- il califfo, autonominatosi, Abu Bakr al Baghdadi è l’erede diretta dei gruppi jiadisti antagonisti che hanno operato in Iraq dai primi anni del nuovo millennio, sotto la guida prima di al-Zarqawi prima e sotto l’egida di Al Qaeda dal 2004. Le organizzazioni che fanno capo all’ISIS si sono mosse con i principi dell’organizzazione di Osama Bin Laden. L’ideologia dell’ISIS pare segnata dall’esasperazione e dall’esasperazione di concezioni islamiche la cui matrice risale al tradizionalismo di stampo wahabita e salafita. Emergono una serie di elementi apocalittici ed escatologici che ne determinano scelte e toni ultimativi.
L’assalto a Charlie Hebdo e la strage all’Yper kosher avvenuti nel gennaio scorso dopo l’indignazione e la mobilitazione popolare avevano spinto il governo francese a una imponente struttura di sicurezza e di prevenzione. La Francia di Hollande e del suo governo ha mandato i suoi Mirage a bombardare lo Stato islamico e si è esposta alla vendetta jiadista che è arrivata puntuale, salvo un dettaglio. A Parigi è avvenuto un attacco con un enorme dispiego di forze dopo l’attentato all’aereo russo sul monte Sinai. Ci sono state azioni di commandos nel cuore della capitale francese con una tecnica paramilitare lasciando dietro di sé una scia di sangue e di orrore. Urlando:” Allah è grande!” perché chi sopravvive racconti il fatto e lo comunichi ai parenti e agli amici. Gli attacchi sono avvenuti la sera e la notte in posti affollati: in un ristorante del decimo arrondissement, sventagliate di Kalashinov al Bataclan che si trova nel XI arrondissement ,esplosioni e sparatorie sono accadute allo Stade de France dove c’era anche il presidente Francois Hollande per la partita di calcio amichevole tra le quadre della Francia e della Germania per trasmettere un messaggio chiaro: siamo nell’ombra, pronti a colpire e per ogni nostro combattente caduto siamo pronti a mandarne altri dieci.
Non è sicuro ma si può presumere ormai che c’è una guerra non dichiarata ma reale tra Occidente e il radicalismo islamico. Una guerra che si combatterà presto, domani o poco dopo, in altri Paesi di Europa: in Italia o magari in Vaticano, dicono alcune voci. I flussi colossali e incontrollabili dei migranti hanno messo in crisi il Vecchio Continente. Difendersi non è facile e scelte illiberali da parte di governi democratici non sono alla lunga possibili e praticabili. Un pericolo come questo dovrebbe favorire una maggiore collaborazione tra i 28 Stati dell’Unione Europea ma questo obbiettivo resta difficile e in questo senso l’ISIS ha buon gioco con la sua strategia di guerriglia suicida e il suo stare nell’ombra.