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Telejato e l’informazione in Sicilia che deve tacere

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Non c’è che dire, ce la stanno mettendo tutta, in impegno, perché l’informazione in Sicilia si adegui in altre parole si zittisca o magari parli secondo canoni che alla fine risultino omologati per tutti. Telejato ma non solo la tv di Partinico che con un pugno di volenterosi da anni tiene sveglio quel giornalismo investigativo del quale tanto si parla, si anela, si auspica per il risveglio delle coscienze e che però poi alla prova dei fatti in tanti, anche in mezzo a noi, giornalisti, suscita sofferenze e fastidi.

Quella di Telejato è una storia paradossale ma classica del nostro Bel Paese, dove, a proposito di burocrazia, perché ad essere buoni è di questo che si tratta, spesso e volentieri la mano destra non sa quel che fa la mano sinistra. E questo ce lo ha raccontato Pino Maniaci: frequenze sul digitale terrestre che non dovevano essere assegnate (quelle che toccherebbero l’etere di Malta) sono state assegnate, adesso per porre rimedio non c’è altro da fare che staccare la frequenza assegnata a Telejato e però , sovvertendo ciò che dice la norma, non si trova alcuna nuova frequenza in sostituzione da dare a quella che deve essere spenta e che per la quale Telejato rivendica una concessione ventennale.

Il paradosso non sta però solo qui. Sta nel fatto che fino a poche settimane addietro, ce lo racconta Pino, le frequenze che davano fastidio alle trasmissioni televisive di Malta, secondo i rilievi ministeriali, erano quelle della Sicilia Orientale, venivano escluse quelle della Sicilia Occidentale, dove hanno sede i trasmettitori di Telejato. Poi nel provvedimento del ministero delle Comunicazioni è saltata fuori anche la provincia di Trapani, quale territorio da dove verrebbero irradiati i segnali che danno fastidio alle tv maltesi. Non dovrebbe essere difficile individuare dove sta il problema, basterebbe fare delle misurazioni tecniche, ma anche qui Pino ci ha detto che questo non rientrerebbe tra le possibilità del ministero e quindi Telejato avrebbe messo a disposizione le proprie misurazioni.

Ora, francamente, viene difficile credere a ciò che dice il ministero considerato che Teljato per la potenza dei suoi ripetitori non ha nemmeno possibilità di irradiare il proprio segnale già nel circondario tra Partinico, Alcamo, Castellammare del Golfo fino a Trapani. Possibile che un segnale così poco potente possa giungere a Malta? Questioni tecniche a parte, la vicenda ci preoccupa perché spegnere una voce di informazione nella nostra Regione è sempre un grande danno, un torto a chi chiede una informazione onesta e puntuale, capace di informare, spegnere una voce è però anche un gran guadagno per chi pensa invece che nel nostro Paese, a cominciare dalla Sicilia ci si uniformi su tutto, anche sul giornalismo. Le tv e i giornali delle periferie d’Italia sono e restano ripetitori – per restare in tema – di grande importanza, perché oramai ad illuminare ciò che accade in queste periferie è solo il giornalismo locale, dove comunque si distinguono molto bene anche coloro i quali decidono di offrire all’ascoltatore “messe cantate” scritte nelle sedi dove il potere, che qui è quello della “mafia bianca” , ha sempre avuto il pallino dell’informazione. In Sicilia resta poco dell’informazione sulle mafie, tanto spazio è stato conquistato dalle “mafie dell’informazione”.

Crediamo a ciò che racconta Pino Maniaci, ma, per assurdo, a non voler credere a Pino, qualcuno dovrebbe spiegarci come è stato possibile concedergli quel canale che interferisce con le tv di Malta, perché Pino quel canale non lo ha acceso certamente con un allaccio abusivo. Noi crediamo a quello che dice Pino Maniaci, così come siamo fortemente convinti che certa informazione ( con il prefisso certa vengono indicate le tv e i giornalisti che pensano, avendone i riscontri, che la mafia oggi è viva e vegeta e non è sconfitta) in Sicilia deve essere messa a tacere, con i provvedimenti ministeriali, con le querele, con il fango, con le notizie false e bugiarde.

Per ogni tv e ogni giornalista che non si adegua c’è una sanzione che viene pianificata e messa in pratica. Se poi sei proprio testardo ecco che arrivano le minacce o arriva chi ti dà del professionista dell’antimafia e il gioco è fatto. In Sicilia, raccontare ciò che accade ogni giorno è diventato un esercizio giornalistico parecchio difficile…anche quando ci sono da raccontare, leggendoli e trascrivendoli testualmente, i passaggi di una sentenza penale definitiva. Anche questa è una cronaca che interferisce, che disturba alla pari del disturbo che si dice Telejato arreca all’isola di Malta. Forse il disturbo vero non è arrecato a Malta, ma qui in Sicilia.


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