Rai, sindacati: azienda a rischio con blocco ricavi canone

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On. Presidente Roberto Fico
Commissione Parlamentare per l’Indirizzo Generale e
la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi

On. Presidente Matteo Renzi
Presidenza del Consiglio

On. Ministro Pier Paolo Padoan
Ministero dell’Economia e delle Finanze

On. Ministro Federica Guidi
On. Sottosegretario Antonio Giacomelli
Ministero dello Sviluppo Economico

Gruppi Parlamentari

Egregi,

vogliamo comunicarvi, con la presente, alcune nostre considerazioni in merito alla “Riduzione del canone Rai”.

Avremmo auspicato che il tema del finanziamento del servizio radiotelevisivo pubblico fosse stato definito nell’ambito di una riforma complessiva del sistema radiotelevisivo e della Rai.

Sappiamo bene che l’evasione è uno dei problemi fondamentali del finanziamento del servizio pubblico, e su essa abbiamo ripetutamente chiesto di intervenire. Ci auguriamo, pertanto, che il sistema del canone in bolletta, nonostante la complessità applicativa e l’impegno di tante società fornitrici, sia efficace nel contenere se non addirittura eliminare l’evasione.

Tuttavia dalla lettura del testo della legge di stabilità attualmente in discussione al Senato si evince che le somme eventualmente recuperate non sarebbero interamente destinate alla Rai né al sistema dell’editoria, ma verrebbero destinate al fondo per la riduzione della pressione fiscale di cui all’art.1 c.431 l.147/2013.

Se questa scelta fosse confermata si determinerebbe una condizione di non trasparenza nei confronti dei cittadini rispetto all’effettivo contributo al servizio pubblico radiotelevisivo, assunto che il canone Rai è una tassa di scopo, il cui importo deve essere chiaramente identificato.

Tra l’altro questa impostazione confermerebbe la possibilità che il canone effettivamente destinato alla Rai possa essere ulteriormente ridotto.
Tenere bloccati i ricavi da canone impedisce alla Rai di fare investimenti, innovazione e aumentare la qualità del prodotto.

Le risorse pubbliche assegnate alle televisioni pubbliche in Francia, Germania e Regno Unito sono nettamente superiori a quelle italiane: Italia 1,7 miliardi, Francia 3,6 miliardi, Germania 7,7 miliardi, Regno Unito 4,8 miliardi. Questo permette loro di avere un’offerta più ricca e variegata per i cittadini e di creare ricchezza ed indotto per i loro paesi tramite l’investimento nell’industria audiovisiva.

Le risorse ulteriori che il pagamento del canone potrebbe fornire alla Rai darebbero all’Italia un servizio pubblico di maggiore qualità e competitivo in campo internazionale.
Un Paese che vuole crescere ha bisogno di una grande servizio pubblico.

Nella sostanza, dunque, si nega l’obiettivo dichiarato dal Governo di voler aumentare il “tasso” di servizio pubblico della Rai. Inoltre resta intatto il tema centrale che attiene all’autonomia della Rai, visto che già nel 2014 sono stati sottratti 150 mln di euro a bilancio di previsione già concluso, e nel 2015 sono stati sottratti altri 85 mln di euro.

L’incertezza dell’entità del finanziamento pubblico alla Rai pone oggettivamente l’azienda in una condizione di rischio di riduzione dell’indipendenza e di capacità progettuale editoriale ed industriale per il medio/lungo termine, tema questo peraltro già denunciato dalla Presidenza dell’Ebu, organismo che raggruppa le TV pubbliche europee.

Ritenendo di avervi segnalato una grave incongruenza nel dispositivo restiamo a disposizione per ulteriori chiarimenti.

Le Segreterie Nazionali

Slc Cgil Uilcom Uil Ugl Telecomunicazioni Snater Libersind-ConfSal UsigRai AdRai

Da usigrai


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