A Catania il comitato Casa Per Tutti occupa un edificio
Di
È bello dopo una dura giornata rientrare a casa, togliersi le scarpe, rinfrescarsi il viso e magari sprofondare sul divano, spegnendo per qualche istante il mondo là fuori.
“Tornare a casa” è un’abitudine così radicata che sembra scontato averne una. Tuttavia è proprio mettendo il naso fuori che si può constatare come molte persone non abbiano un tetto che possa accoglierle. È il caso delle trenta persone riunite nel comitato Casa Per Tutti. Da due settimane hanno occupato un edificio in via Calatabiano, nella zona nord della città: interi nuclei familiari, ma anche ragazze madri, persone anziane, bambini che si sono ritrovati a condividere una casa che non avevano più o che non hanno mai avuto, uniti nella battaglia per ottenerne una.
L’assessorato agli affari sociali dovrebbe occuparsi di questo tipo di emergenze. L’assessore Angelo Villari ci ha spiegato come si sta muovendo il comune: “L’emergenza abitativa a Catania è drammatica. L’amministrazione sta cercando di seguire tre strade: libereremo molti edifici che sono occupati abusivamente, naturalmente distinguendo tra occupazioni di necessità e occupazioni fomentate dalla malavita, cercando di far passare il messaggio che la legge va rispettata. In secondo luogo costruiremo più alloggi che possano fungere da casa emergenza attraverso le risorse europee. Infine accelereremo il processo di assegnazione degli alloggi esistenti e verificheremo quali edifici comunali potranno essere destinati a questo scopo. Entro la fine dell’anno almeno alcune decine di alloggi li assegneremo!”.
Parla al futuro l’assessore Villari: libereremo, costruiremo, accelereremo, assegneremo. Complice la temperatura mite di queste giornate assolate, sembra quasi ignaro del fatto che l’inverno sia alle porte; e per chi una casa non ce l’ha, sarà un inverno molto più rigido da affrontare.
La signora Maria è una delle occupanti dell’edificio in via Calatabiano: “Sono senza casa da dodici anni – dice –. Dormo dove capita insieme a mio figlio sedicenne che è disabile. Nel 2003 ci avevano dato delle roulotte a Librino perché non c’erano case popolari, poi ci hanno tolto anche quelle. Si combatte contro un sistema che è come un muro, non si riesce mai a ottenere niente”. Racconta che, spinta dalla disperazione, ha occupato diverse volte alcune abitazioni: senza luce, senza acqua, ma alla fine è sempre stata cacciata. “Sono iscritta da anni nella lista d’emergenza: ero diciannovesima, poi mi sono ritrovata trentacinquesima senza sapere perché; o meglio, ci sono sempre casi più urgenti del mio”.
“Quando c’erano le elezioni – continua Maria – facevo comodo al sindaco Bianco: gli ho fatto anche da rappresentante di lista, mi ha fatto tante promesse… dopodiché calci nel culo! Quando cerco di parlargli, adesso mi dice: ‘Non mi minacci perché la denuncio!’. Non ce l’ha più il coraggio di guardarmi in faccia… A Catania ci sarebbero gli alloggi per noi che non ne abbiamo, ma nemmeno il comune sa quanti ne ha; continuano a rimanere vuoti perché nessuno se ne occupa!”.
La signora Maria è amareggiata, arrabbiata, stanca ma risoluta nel cercare di andare fino in fondo: il prossimo Natale vuole trascorrerlo in una casa insieme al figlio.
Delle trenta persone che occupano l’edificio in via Calatabiano solo una lavora, guadagnando venti euro a settimana; sette sono bambini e adolescenti, come la figlia della signora Silvia, un’altra occupante. “Ho subito maltrattamenti dal mio ex marito – racconta la signora –. Dopo la separazione ho perso tutto. Ho chiesto aiuto a una casa di accoglienza per donne, ma invece di essere aiutata ho subito ulteriori violenze psicologiche: mi sono ribellata e sono stata buttata fuori. Sono riuscita a raggiungere Catania: ci vivo da tre anni dormendo sulla spiaggia libera e qualche volta all’aeroporto. Il mio caso è stato più volte denunciato da diversi giornali ma mai nessuno mi ha dato attenzione. Dopo due settimane che occupiamo questo edificio il sindaco non si è ancora fatto vivo, ma il giorno di Natale lo beccherò: quando andrà a mangiare alla mensa con i poveri per far vedere che sta dalla parte dei più deboli!”.
Anche la signora Silvia è iscritta nella lista d’emergenza, dove invece di avanzare torna sempre più giù. L’Ufficio Casa del resto gliel’ha detto: non avrà mai un’abitazione, ci sono casi più gravi del suo. “Dormire in mezzo alla strada evidentemente non è un’emergenza per loro!”, aggiunge sconfortata.
Prima di salutarci la signora Maria lancia una provocazione: “Se dovessero mandarci via da qui, andremo a dormire negli uffici dell’assessorato in via Dusmet, finché non ci assegneranno un alloggio!”. E se lo facessero davvero?