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La corruzione e il mercato nelle nomine

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Uno dei principali settori in cui si concentra la corruzione è certamente quello delle nomine pubbliche, da sempre terreno fertile specie in  tutte quelle aree di intersecazione tra pubblico e privato per le quali la privatizzazione sembra poter garantire l’elusione dei controlli. In generale, questa area è andata sempre crescendo negli ultimi anni. In base ai dati del Dipartimento della funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio, la quasi totalità  delle amministrazioni pubbliche italiane ha avviato almeno un’esternalizzazione con annessa nomina politica discrezionale. In questo ambito le amministrazioni centrali, prediligono l’esternalizzazione dei servizi interni (tipo la gestione processi informativi) mentre quelle locali, sono molto più dedite ai servizi finali (assistenza sociale o ambiente). Le nomine pubbliche e private con partecipazione pubblica, sempre più spesso, portano corruzione questo perché in pochissimi casi (quasi mai) è fatta una selezione pubblica prevalendo sempre la nomina politica e discrezionale rispetto a quella meritocratica.

Rendere prevalente il merito in tutte le entità pubbliche: dai Comuni alle Asl, dalle Province alle Regioni dovrebbe essere la regola, invece, è l’eccezione con l’aggravante che ai cittadini, inoltre, non viene data alcuna possibilità di valutare e confrontare i risultati dei loro amministratori. La nomina politica spesso garantisce il politico che l’ha effettuata e non di rado accade che i bilanci di questi enti siano standardizzati con costi impropri e debiti “nascosti” nelle società partecipate. Di conseguenza un passo da fare assolutamente è quello di ridurre drasticamente l’enorme mondo delle partecipate pubbliche dove spesso i componenti delle amministrazioni centrali e locali collocano i loro “galoppini” o i “trombati” alle elezioni e dove si annidano altissimi rischi di corruzione e clientelismo. In questo mercato delle “vacche” il compito della politica dovrebbe essere quello di nominare persone meritevoli e capaci e fare buone regole e buoni controlli, invece, accade esattamente il contrario. Le nomine pubbliche “distorte” influiscono notevolmente anche nel campo dei fondi gestiti in maniera discrezionale dalle amministrazioni locali con rischio di sprechi e soprattutto di corruzione. Il caso più lampante è quello dei fondi strutturali europei dove spesso una persona gestisce una miriade di progetti a livello di singola amministrazione locale sulla base del criterio clientelistico utilizzando le armi dei contributi a fondo perduto, le riduzioni delle aliquote fiscali o i crediti di imposta.

Premettendo che è indispensabile rendere la giustizia penale più efficace ed efficiente, è necessario recidere anche quel cordone che unisce corrotti e corruttori in un perverso rapporto di complicità e convenienza. Per far ciò a mio giudizio occorre estendere in toto la normativa antimafia a tutti i reati di corruzione oltre ad incidere seriamente su qualità e quantità delle leggi, qualità e trasparenza del pubblico, credibilità delle istituzioni, legalità e soprattutto lotta senza pietà alla criminalità politica. Dobbiamo trovare, senza se e senza ma, la cura che tenti di guarire alla radice i mali di una politica totalmente corrotta da interessi affaristici che nulla hanno a che fare con il vero senso della democrazia. Questa volta non servono promesse, ma un ampio e coerente progetto di riforma che ci liberi dai corrotti che stanno distruggendo la nostra Nazione.

Vincenzo Musacchio, Giurista e docente di diritto penale in varie Università italiane


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