A tu per tu con il dolore, a tu per tu con la morte, Parigi sotto attacco di uomini che si celano dietro il grido di “Allah è grande” e uccidono nei luoghi del vivere comune, ristoranti, sala concerti, stadio, un alito di sangue giù nel profondo che muta la gioia in un inferno senza fine.
Istante dopo istante il numero delle vittime sommerge la speranza, muta la parola in silenzio, ogni boato arde il mondo intero di morte e lascia il cuore dolorante.
La caduta di Parigi questa notte è la caduta dell’intera umanità, ogni uomo, donna o bambino francese è in ognuno di noi, anima dopo anima, così respiriamo il loro dolore e lo facciamo nostro in un intreccio di presenza che carezza un presente atrocemente nudo in cui la libertà non ha diritti e brucia senza luce.
Fuggire dove? Impossibile immaginare un altrove in cui la Francia non sia ancora una terra felice.
Indicibile sofferenza, c’erano persone, i loro sorrisi, le loro parole, le loro emozioni, le loro grida, le loro lacrime si innalzano oltre il male, oltre l’odio, oltre la paura, oltre l’ombra di morte che ha fermato la storia, il loro vivere si desterà nella memoria del mondo e gli assassini che hanno mosso impeti di morte a sangue freddo ricaricando le loro armi su creature inermi un giorno saranno sconfitti.
Le belve feroci le udiamo per l’ultima volta, questo il sogno che i sopravvissuti di questa notte in cui l’umano si spegne sognano.