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Intercettazioni, ancora obiezione di coscienza contro il bavaglio

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Qualche tempo fa Antonio Padellaro, Furio Colombo, Marco Travaglio, Peter Gomez e la redazione de il Fatto proposero di lanciare una campagna per “l’obiezione di coscienza” contro le leggi bavaglio, proposte dall’allora governo Berlusconi.

Quella proposta fu condivisa da centinaia di giornalisti, da migliaia di cittadini. Fu tra le iniziative, insieme ai post#nobavaglio di Repubblica che contribuirono a far crescere quella alleanza professionale, civile, politica e sociale che portò alle grandi manifestazioni che riempirono tante piazze italiane, sino alle giornate romane di Piazza del Popolo e di Piazza Navona, volute dalla Fnsi, da Articolo 21, dalla Cgil e da tante altre associazioni.

Il prossimo 3 novembre a Roma, nella sede della Fnsi, presente il segretario Raffaele Lo Russo, è stata convocata la conferenza stampa per presentare l’appello predisposto dal comitato #nobavaglio, primo firmatario Stefano Rodotà, che si propone di contrastare la legge sulle intercettazioniArticolo 21 ci sarà, nella convinzione che si tratti di una battaglia giusta e non più rinviabile.

La delega concessa al governo in materia di intercettazioni è sbagliata e pericolosa, perché annulla la dialettica parlamentare e si propone di ridurne l’uso nella attività di indagine e di limitare la pubblicazione e dunque il diritto di cronaca.

Mai come in questo caso non si tratta di una battaglia corporativa, ma di una questione di interesse generale, relativa al diritto dei cittadini ad essere informati in modo trasparente e tempestivo, ancor più quando siano in discussione fatti legati a mafie e malaffare.

Per questo è giusto aderire alla campagna #nobavaglio ma anche predisporsi a ritornare nelle piazze, annunciando da subito che, in caso di approvazione di nuove norme lesive del diritto di cronaca, i giornalisti si atterranno, sempre e comunque, alla loro legge professionale e alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, che li “obbligano” a dare tutte le notizie che abbiano il requisito del pubblico interesse e della rilevanza sociale.

Sarà una campagna a favore della “obbedienza civile” e dell’interesse generale alla trasparenza e al controllo di legalità, resa ancora più necessaria dai progetti di trasferimento dei poteri nelle mani dell’esecutivo, senza che si siano messi prima in sicurezza i poteri di controllo e di rispetto del principio di bilanciamento tra le diverse funzioni dello Stato.
Per questo ci saremo il 3 novembre, nella speranza che chi ha contrastato ieri, editti, censure, leggi bavaglio e leggi Gasparri non voglia indignarsi a stagioni alternate, a seconda del colore del governo in carica.

A noi di Articolo 21 quello che non piaceva ieri continua a non piacere neppure oggi.

Fonte: “Il Fatto Quotidiano”


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