Il vertice di Parigi ostaggio dei potenti, Stampa. “Clima, giorno di guerriglia a Parigi”, Repubblica. “Gli scontri e le offese alle vittime”, Corriere. “Sfregio ai morti di Parigi”, Giornale. Questa volta tutti d’accordo con Hollande; il quale, in nome dello “stato d’emergenza”, ha vietato la manifestazione indetta per la vigilia del vertice sul clima e ha definito “scandaloso” che alcuni manifestanti abbiano buttato addosso ai poliziotti lumini e vasetti lasciati dai parigini in ricordo delle vittime del 13 novembre. Fuori dal coro Cesare Martinetti, Stampa, che ricorda uno slogan usato degli intellettuali di allora contro Napoleon le petit, police partout, justice nulle part. Stefano Montefiori, Corriere, ricorda quale sia la posta (più immediata) in palio: domenica prossima i francesi voteranno per le regionali e voteranno, a quanto sembra, Marion Marechal-Le Pen Presidente della regione di Nizza e Marsiglia. Il governo mostra i muscoli per recuperare qualche voto.
Accordo UE Turchia sui migranti, Repubblica. Per il Corriere, “un nuovo inizio tra Europa e Turchia”. “Accordo sotto ricatto” secondo Andrea Bonanni, Repubblica. Non solo tre miliardi a Erdogan perchè si tenga i profughi siriani, ma la promessa di riannodare il negoziato per l’adesione all’Unione. I 50mila a Diyarbakir per i funerali di Tahir Elci, il leader del partito democratico curdo. Demirtas, che definisce il suo assassinio “un delitto politico”, i giornalisti in carcere accusati di “spionaggio” per aver rivelato che la Turchia forniva armi all’Isis, evidentemente sono cittadini turchi di serie B. Se ne ricorda, sulla Stampa, Roberto Toscano che si chiede come l’Europa possa aver negato l’adesione a una Turchia allora soltanto “islamica” e ora possa invece concederla a una “islamista” e più che ambigua riguardo all’Isis.
L’Italia è già in prima linea. Contrordine dall’Unità. Chi l’ha detto che Renzi tema la guerra? Abbiamo già 6mila soldati dislocati sui vari fronti e ci prepariamo per la madre di tutte le battaglie, ancora e sempre, la battaglia di Libia. Qui corre in soccorso l’analisi di Maurizio Molinari, secondo cui un il Califfato starebbe pensando di trasferire il suo comando da Raqqa, in Siria, a Sirte, in Libia. Fa eco il Corriere: “Le mani dell’Isis sulla costa libica”. E Stefano Folli, Repubblica, spiega che Renzi, dopo tutto, sta solo imitando Fanfani. Anche l’aretino “non nascondeva la sua diffidenza verso il protagonismo di De Gaulle” e difendeva gli interessi italiani nel Mediterraneo, all’insegna di una certa “ambiguità” diplomatica, ma sempre sotto l’ombrello dell’Eni di Mattei. Come lui, Renzi diffida di Hollande e si affida all’Eni di De Scalzi.
PIL sballato, colpa del Califfo, il Fatto Quotidiano. “Crescita, Renzi ammette: il clima è peggiorato”, la Stampa. “Tira già aria di manovra bis”, il Giornale. Per la verità era prevedibile: bonus e tagli delle tasse sulla casa erano finanziati, dalla legge detta di stabilità, se non in deficit, al limite del deficit: non se ne fabbrica di nuovo se tutto procede a gonfie vele, meglio delle previsioni. Così non è, ovviamente.
La mutazione genetica del Movimento 5 Stelle, di Ilvo Diamanti. Non più il nome di Grillo sul simbolo, 8 simpatizzanti su 10 che ora vogliono “governare”, il 34% dei voti potenziali tra chi ha meno di 30 anni, un profilo più meridionale, dunque “vettore della domanda di cambiamento”, un simpatizzante su 2 che invoca Di Maio leader. Persino D’Alimonte, tra gli inventori dell’Italicum, ora scrive che Renzi potrebbe perdere il ballottaggio con Di Maio. Cavoli amari. E a Sergio Staino torna la grinta che fu. “Grasso si arrabbia con il Parlameno che non riesce a eleggere i membri mancanti della Consulta”. “Con il Parlamento?!? Se la prenda con i partiti per i nomi su cui si accordano”. Eccoli i nomi: Barbera, Pitruzzella, Sisto. “Consulta, il premier vuole vincere tre giudici a zero”, ammette la Stampa.