L’hanno abbattuto il 3 novembre a bordo della sua motocicletta, nel distretto di Tank, in Pakistan. Zaman Mehsud era un giornalista, presidente e segretario generale (la doppia carica fa supporre che non ci fossero molti candidati…) del Sindacato dei giornalisti delle Aree tribali, dove imperversano da terra i talebani e i militari pachistani e dal cielo i droni statunitensi.
Zaman Mehsud faceva anche parte della Commissione per i diritti umani del Pakistan – sezione del Sud Waziristan. Qari Saif Ullah Saif, un comandante dei talebani pachistani, ha dettato questa nota all’agenzia Reuters: “L’abbiamo ucciso perché scriveva cose contro di noi. Nelle nostre liste abbiamo altri giornalisti della zona. Li colpiremo presto”. Poche ore dopo l’omicidio, il portavoce della fazione dei talebani pachistani Jammat Ul Ahrar ha annunciato “gravi conseguenze” per i giornalisti che non daranno adeguata copertura alle “azioni dei mujahedin”.
I giornalisti indipendenti pachistani si trovano tra due fuochi: da un lato i talebani, che possono ucciderli da un giorno all’altro per infedeltà o per non aver dato adeguato spazio ai loro crimini; dall’altro, l’assenza – a volte dovuta a inefficienze, a volte deliberata – di misure di protezione e di indagini adeguate da parte delle autorità sugli attacchi nei loro confronti.