Pietro Calogero che seguì molte delle indagini più spinose della vita italiana è stato sentito recentemente dalla Commissione Moro istituita dal Parlamento italiano. A un certo punto racconta: “Stavamo indagando su Hyperion e altre centrali operative di nostro interesse investigativo. Una era a Londra dove si recò un nostro agente chiedendo aiuto a Scotland Yard (che ufficialmente non sapeva nulla), ma accadde un fatto strano: “La stanza d’ albergo del nostro agente fu messa sottosopra, nulla fu portato via, neanche uno spillo: un chiaro avvertimento. Il nostro uomo mi telefonò spaventato, gli dissi di lasciar perdere e di rientrare. Solo gli inglesi sapevano di quella missione. Ci mandavano a dire in quel modo che non erano disposti a collaborare.”
In realtà a certi livelli ci sono molti modi di comunicare: non tutto quello che sembra senza ragione è privo di ragione. Questo episodio, che certamente interessa a me che studio i molti modi in cui avviene la comunicazione, mi ha richiamato, fatte le debite proporzioni, stabilite le opportune distanze, un fatto che nella cronaca di Vatileaks ha trovato spazio sui giornali come riprova della gravità dei fatti, ma senza che ne fosse approfondito un eventuale messaggio contenuto in quell’ azione apparentemente insensata nella sua esibita sfacciataggine. Per rubare una documentazione di evidente, rilevante interesse, i ladri, chiamiamoli così, si introdussero nei luoghi più protetti, aprirono la cassaforte facendo uso della fiamma ossidrica. Chi ha compiuto e chi ha disposto quell’ azione sapeva certamente che erano in funzione telecamere di sorveglianza, si rendeva perfettamente conto che all’ alba ciò che era stato fatto sarebbe stato scoperto e diventato oggetto di indagine.
Ci troviamo di fronte a un’ azione che ha una doppia valenza. La determinazione ad entrare in possesso di una serie di documenti che potevano essere pericolosi per qualcuno, ad entrare in possesso di documenti che potevano prestarsi a diventare utili per una molteplicità di ricatti e, allo stesso tempo, a mandare un messaggio. A certi livelli non è che non esistano persone in grado di aprire cassaforti anche complicate senza dover ricorrere alla fiamma ossidrica. Quasi certamente quel che si voleva fare era inviare un messaggio molto forte e molto violento. Siamo in grado di entrare dovunque, di impossessarci dei documenti più riservati, non abbiamo alcun problema ad usare la violenza.
Paradossalmente, in un periodo in cui tanto si parla di Papa Francesco, di Vaticano, è diventato molto difficile parlarne. Troppi i fattori in gioco. Intra moenia, extra moenia. Dentro la Chiesa, fuori della chiesa. Una bella ragazza viene infiltrata all’ interno di un’ organismo chiave per la riforma della Chiesa. Non è la prima volta che una donna tradisce il Santo Padre. Ricordiamo male o nel caso di Vatileaks 1 una delle persone sospettate di aver fatto circolare documenti riservati era la signora che si occupava della traduzione e conservazione dei documenti di Benedetto XVI? Un inesistente cancro al cervello viene inventato per Papa Francesco. Un giornale prende in considerazione l’ ipotesi che presto in Vaticano ci si trovi con due Papi emeriti. Voce non priva di insidiosità se lo stesso Papa Francesco ha sentito la necessità di smentirla pubblicamente rivolgendosi alla folla di Piazza San Pietro.
Non è da escludere che all’ interno dei molti dei duelli dottrinali che si sono svolti durante il Sinodo non si svolgesse, in nome della fedeltà alla dottrina consacrata, una sordida lotta di potere, con la compiacenza di qualcuno che non esitava a presentare Papa Francesco come un Papa scismatico (sic). Su questa lotta, che c’ è all’ interno della Chiesa, non è da escludere che soffino ambienti esterni e non disinteressati. Allo stato attuale Papa Francesco è diventato a livello mondiale l’ unico punto di riferimento dei poveri, la voce che con più forza denuncia il disastro provocato dalla finanziarizzazione senza limiti e senza scrupoli dell’ economia. E’ probabilmente il primo Papa ad aver esplicitamente capito e denunciato che la povertà, lo sfruttamento (dell’ uomo e del pianeta), sono fatti strutturali che non si risolvono con le sole buone azioni dei singoli. Quella di cui si sente la necessità è l’ esigenza di una riforma strutturale dei valori del mondo della finanza, dell’ interesse economico, costi quel che costi.
Ovviamente in questa situazione si inseriscono a fagiolo molte ragioni di scandalo. Basti pensare al Monsignore di Montecassino, agli appartamenti di molti cardinali, dentro e fuori le mura vaticane.
Ma su questo Papa Francesco può agire con più decisione ed efficacia, anche se all’ inizionon tutte le sue scelte sono state comprese. Prendiamo ad esempio la decisione da lui voluta all’ inizio del suo pontificato, quella di abitare nei sessanta metri quadrati di Santa Marta. Allora fu presa quasi come una stravaganza, una piccola mania del nuovo Papa. Ora è chiaro che con la sua scelta ha lasciato scoperti, indifesi e indifendibili, tutti quei cardinali che vivono in appartamenti lussuosi e di dimensioni imponenti (l’ ho restaurato con i miei soldi ha detto il Card. Bertone. Ma lui, salesiano, ha fatto voto di povertà, come fa ad avere soldi suoi?).
Ma anche se la cosa fa clamore, se appare a tutti evidente che questi scandali, le cose di cui si parla, mettono in discussione, non la sua determinazione a cambiare, ma l’operato degli ultimi Segretari Stato della città del Vaticano (che hanno fatto per anni Sodano e Bertone?), non è questa la prova più terribile e umiliante che deve affrontare Papa Francesco. Probabilmente quello che più amareggia Papa Francesco è la consapevolezza che non di tutti i suoi collaboratori, non di tutti i cardinali è certo di potersi fidare. Molti amano il potere, ma a volte il potere, voluto o meno che sia, porta con sé il peso di una solitudine umana molto dolorosa.