“Le parole sono pietre” diceva Carlo Levi. Quelle scagliate dal direttore di Libero Maurizio Belpietro sabato 14 novembre in prima pagina sul suo quotidiano (“Islamici bastardi”) sono di quelle che colpiscono duramente. Sono parole che tentano di confondere, di dire che siamo tutti uguali che quelli, gli islamici, sono colpevoli di ogni male.
E forse per quelle parole vivrà protetto e scortato (come già avviene per Magdi Allam, quello che venerdì notte twittava i fatti di Parigi autocitando il suo ultimo libro appena pubblicato) ma gli altri ? quelli che hanno a cuore le comunità in cui vivono e che tentano, ognuno per il proprio ruolo, di avviare progetti di comunità e di coesione sociale come possono accettare un linguaggio squadrista e razzista ?
Ho incontrato tanti amici musulmani a cui ho mostrato la prima pagina di Libero. Per dire ad Hassen, a Nadia, a Latifa, a Mohammed e a tanti altri che gli italiani non sono tutti uguali.
Ecco il motivo per cui ho presentato denuncia-querela contro il direttore Maurizio Belpietro e mi auguro che venga radiato dall’ordine dei giornalisti.
*Presidente Nazionale Coordinamento Enti Locali per la Pace