Al via i primi 5 giorni di sciopero della redazione “Il Velino”: i giornalisti dell’agenzia incrociano le braccia da oggi a venerdì 13 novembre dando seguito a quanto richiesto dall’assemblea al Cdr e comunicato dallo stesso Comitato di redazione venerdì 6 novembre.
“Quattro anni di solidarietà, con punte del 45% che hanno fruttato all’editore risparmi sul costo del lavoro per milioni di euro, gravando sulle tasche dei giornalisti del Velino e sui bilanci dell’Inpgi. Il tfr dei lavoratori trattenuto e non versato al fondo di previdenza complementare. Trasferimento in una sede disagiata (sia per i lavoratori sia per la qualità del prodotto) sul grande raccordo anulare di Roma per risparmiare ulteriormente. Mancanza totale di investimenti, senza un vero piano di rilancio, industriale e editoriale. A che cosa sono serviti tutti questi sacrifici dei giornalisti?”, chiede il Cdr nella nota stampa che annuncia la mobilitazione.
“Ad approdare alla cassa integrazione, attivata unilateralmente dall’editore Luca Simoni che a fine ottobre, dopo una lunga trattativa, ha respinto ogni possibilità di accordo sul rinnovo del contratto di solidarietà, rifiutando senza motivazioni una limatura della percentuale pretesa che avrebbe reso meno gravoso il taglio agli stipendi che deriva dalle nuove normative. Il tutto – è la risposta alla domanda retorica – senza dare spiegazioni chiare e convincenti sulle reali motivazioni economiche che non permettono ancora al Velino di uscire dalla crisi e di tornare a essere un’agenzia competitiva e autorevole come nel passato”.
“Non solo – prosegue il Cdr -, il nostro editore, che si è nominato anche direttore responsabile, pur non svolgendo questa funzione e vivendo negli Stati Uniti da parecchi mesi, proprio da Miami ha improvvisamente deciso di dare corso a una nuova organizzazione del lavoro e dei turni che disattende la prassi aziendale, la legge e anche il buon senso. Il risultato è che dal 2 novembre i colleghi, fino a tarda sera, non sanno se e a che ora devono iniziare a lavorare il giorno dopo e per saperlo devono controllare l’eventuale arrivo di un telegramma nella cassetta della posta. Le presenze in redazione per il giorno successivo vengono infatti cambiate all’ultimo momento con l’invio ai giornalisti di mail che annunciano l’arrivo di telegrammi che conterranno gli orari per l’indomani! Orari che, senza dichiarate esigenze editoriali, modificano sia i turni settimanali già comunicati sia i telegrammi inviati dall’azienda per annunciare in maniera unilaterale l’attivazione della Cigs e i giorni di astensione dal lavoro per il mese di novembre. E così organizzare il lavoro diventa quasi impossibile. È evidente il danno morale e materiale arrecato ai giornalisti, pagati nel mese di novembre al 60% (almeno stando alle ultime dichiarazioni del direttore/editore) e costretti a rimanere a disposizione dell’agenzia al 100%”.
Il Cdr comunica poi di aver già diffidato l’azienda dal proseguire con tale prassi e di aver avuto mandato dall’assemblea di promuovere, assistito da Stampa romana, un’azione legale risarcitoria per i danni morali e materiali passati, presenti e futuri per tutelare il lavoro e la professionalità dei giornalisti e per difenderli “dalle continue violazioni della legge, vessazioni e condotte antisindacali dell’editore-direttore, ricorrendo a tutti gli strumenti possibili. Oggi – conclude il documento del Cdr – l’assemblea ha votato all’unanimità un nuovo pacchetto di dieci giorni di sciopero”.
La decisione di far partire lo sciopero oggi arriva sabato, dopo una mail con la quale l’editore/direttore Luca Simoni “ha deciso in maniera unilaterale – scrive ancora il Cdr – di attivare la cassa integrazione. Evidentemente non pago, ha scelto un criterio discriminatorio portando sette colleghi (tra cui due membri su tre del Cdr) al 60% di Cigs verticale e costringendone altri dieci, senza il loro esplicito consenso, a lavorare su base orizzontale. Un criterio, e anche questo è agli atti, che si discosta sia dal verbale sottoscritto in Regione Lazio il 26 ottobre scorso sia dal piano di crisi presentato al Cdr in base all’allegato D del Cnlg”.
“È il primo segnale netto di contrapposizione con l’editore Simoni”, è il commento alla vicenda del segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo. “Siamo a meno di due mesi dalla dead line per capire se Il Velino rispetterà le nuove regole per la agenzie previste dalla Presidenza del Consiglio ma l’unico segnale che arriva dall’azienda è quello di riscrivere i turni, la sera per la mattina, e di articolare la cassa integrazione come se fosse una fisarmonica, colpendo di più alcuni piuttosto che altri, senza alcuna logica industriale e produttiva che non sia la ritorsione nei confronti di redattori e Cdr, riscrivendo a proprio uso e consumo l’impatto previsto dall’allegato D con cui si apriva la procedura di crisi aziendale”, scrive quindi l’Assostampa che “sostiene tutte le iniziative messe in campo dai colleghi, anche sul piano legale, e invita tutte le parti in commedia a non sprecare energie ma a darsi da fare sull’unico fronte reale aperto: la sopravvivenza de Il Velino e i posti di lavoro di 26 colleghi”.