BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Ciao Carlo

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” Hai saputo di Carlo Angeletti?”, così questa mattina Padre Enzo Fortunato, commosso e segnato dalla notizia, mi ha comunicato la morte di Carlo, un amico di quelli veri, uno che aveva Assisi nel sangue e che ha trascorso tutta la sua esistenza avendo negli occhi San Francesco, il Convento, la piazza. Si perché Carlo Angeletti, per chi non abbia avuto la fortuna di conoscerlo ed amarlo, era il proprietario del ristorante San Francesco, a pochi metri dal Sacro Convento, e quasi tutti i visitatori della città si sono fermati qualche istante in quei locali, quasi sempre alla cassa o dentro il locale c’era quel signore imponente, vociante, una sorta di ” Mangiafuoco” buono ed ironico, ma sempre preoccupato di non ferire la sensibilità degli altri.

Il San Francesco non era e non è solo un ristorante, ma un luogo di incontro, di furiose discussioni dedicate ad un Assisi, che non era più quella del suo dolce ricordo, ma anche e soprattutto un luogo di costruzioni di proposte e di progetti culturali. Carlo non era solo un oste capace ed appassionato, raffinato cultore del cibo e del vino, ma anche soprattutto un uomo ricco di passione civile e culturale. Il teatro, il cinema, ogni forma espressiva lo affascinavano e, anche per questo, ha speso tanta parte della sua vita a promuovere eventi di ogni tipo, alla riscoperta della tradizione e dei luoghi più incantevoli di Assisi.

Dalla sua inesauribile fantasia sono nate le “maggiolate”, appuntamento musicale e gastronomico alla riscoperta del borgo antico, ed ancora l’Accademia delle giuggiole, dedicata alla cucina umbra della tradizione, per non parlare delle tante rassegne promosse nella piazza di San Francesco. Costringere in poche righe  la vita e l’esuberanza di Carlo è impresa impossibile, lui è stato un concentrato di vitalità, di energia creativa, una tempesta di sentimenti e di progetti che ti affascinava e ti travolgeva.

Lo ricordo ancora, appena pochi minuti dopo il devastante terremoto, in piedi nel suo locale, circondato da persone straziate e stravolte dal dolore, mentre tentava di dare ospitalità e rifugio a tutti; quelle stanze diventarono, per qualche giorno, il quartier generale dei soccorritori, lì si raccolsero anche i frati allora guidati da Padre Giulio Berettoni e da Padre Nicola Giandomenico.
Per giorni e per mesi, pur colpito da un profondo senso delle ferite che si erano consumate sui muri e nei cuori, continuò ad animare , con lo spirito polemico e combattivo che lo ha sempre accompagnato, tutte le battaglie per rianimare il centro storico di Assisi, per suscitare vita e occasioni per i giovani, per riportare l’Università e le scuole, per dare opportunità a chi voleva ricreare occasioni di incontro sociale e di proposta culturale. Da qualche anno, con gli amici di sempre, aveva fondato il circolo dedicato ad Arnaldo Fortini, uno dei protagonisti della vita di Assisi, e promosso con loro decine e decine di incontri, di animate serate dedicate al passato e al futuro della città Già perché Carlo  non era solo un “brontolone” che rimpiangeva i giorni della gioventù, ma anche un uomo assestato di partecipare alla costruzione del futuro, per questo usava il suo ristorante come luogo di incontro di chi amava Assisi e voleva provare a costruire qualcosa.

In quel locale potevi incontrare, come nel salotto di casa, artisti, frati, cinematografati musicisti, architetti, politici, magar divisi su tutto, ma uniti e contagiati dalla passione di Carlo per la sua a città e per il teatro. Una delle delle ultime imprese, forse quella della quale era più orgoglioso, è stata l’apertura, il restauro, l’avvio del Teatrino degli instabili, una struttura recuperata e restituita alla città, a sue spese e con l’aiuto determinante dei suoi familiari che hanno condiviso ogni suo progetto, con lo stesso entusiasmo, con la stessa passione.
Saranno loro, ora, a proseguire il suo viaggio, a conservare il ricordo, a dare sostanza ai progetti, come Carlo avrebbe voluto, perché erano la sua forza, la sua certezza. Il nostro abbraccio va proprio a Loro, alla moglie Antonietta che era qualcosa in più della sua metà, al figlio Giulio, erede della sua forza e della sua sensibilità e alla figlia Fulvia che ha dato forma e anima al sogno teatrale di Carlo.

Carlo Angeletti è tra i non molti che meriterebbero davvero di essere ricordati tra i cittadini che hanno onorato non solo Assisi, ma l’Umbria e l’Italia.
Tutti noi di Articolo 21 ci associamo al cordoglio dei familiari e degli amici e ricordiamo con affetto Carlo che, in ogni occasione, non ci ha mai risparmiato il suo affetto e la sua militanza civile.

Fonte: San Francesco


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