Ogni anno il Premio Roberto Morrione permette, grazie alla partnership con la casa editrice Kogoi Edizioni, agli autori di una delle tre inchieste finaliste di sperimentare anche l’importante esperienza della stesura di un libro. Da pochi giorni è disponibile in forma di e-book (al costo di euro 7,99) e dai primi giorni di dicembre anche in formato cartaceo (in tutte le librerie italiane al costo di euro 15,90) il volume nato dall’inchiesta “Anello di fumo“ di Edoardo Belli, Elena Risi,Rossella Granata, Valentina Vivona vincitrice nel 2014 del premio. La prefazione è a cura di Nello Trocchia.
L’inchiesta doveva avere come tema i fuochi dei rifiuti che vengono appiccati dai rom nei loro stessi campi e, invece, si è trasformata nella scoperta di una catena di illeciti e di corruttele più lunga e spaventosa. Era quindi necessario un libro che approfondisse quell’inchiesta e rivelasse i retroscena. Gli attori di questo circuito velenoso non sono i rom, non solo. Sono le istituzioni silenti, gli organi d’informazione distratti, le autorità preposte al controllo vacanti, le imprese che trattano lo smaltimento complici e corree, le zone d’ombra che gravitano intorno all’AMA. Una rete che sostiene e occulta la “terra dei fuochi romana”. Abbiamo intervistato gli autori.
Dopo l’esperienza della videoinchiesta, una pubblicazione con la Kogoi editrice. Come è andata la stesura? Quanto tempo avete impiegato?
La proposta di pubblicazione con la casa editrice Kogoi ci è arrivata lo scorso autunno, poco dopo la messa in onda della nostra inchiesta. Per la maggior parte di noi è stata la prima esperienza per cui abbiamo avuto bisogno di un po’ di tempo per familiarizzare con il nuovo “mezzo”. Fortunatamente l’attenta supervisione dell’editor Sandra Giuliani, ha facilitato il tutto. Su suo consiglio, inoltre, abbiamo deciso che ognuno di noi avrebbe dovuto curare un aspetto specifico dell’inchiesta, in modo da poter rispettare appieno il punto di vista di ciascuno degli autori,approfondendo maggiormente ogni singola tematica. Crediamo che alla fine questa scelta si sia rivelata particolarmente azzeccata.
Siete soddisfatti della pubblicazione? E’ come la immaginavate all’inizio?
Sì, nonostante i dubbi e le perplessità iniziali di fronte alla novità di doverci cimentare con la scrittura, dobbiamo dire che siamo molto soddisfatti del lavoro compiuto. Siamo riusciti ad affrontare in modo più analitico alcuni aspetti che per forza di cose avevamo potuto solo accennare durante la video inchiesta.
Quanto è difficile trasportare la video-inchiesta in un libro?
Trasporre integralmente una video inchiesta in un libro è pressoché impossibile oltre che riduttivo. Per questo motivo la video inchiesta è stata un po’ la nostra Itaca, un punto di partenza e un continuo riferimento per il nostro nuovo viaggio.
L’inchiesta “Anello di fumo” ha trovato un proseguo nella versione cartacea?
Grazie agli spazi e ai tempi più “lunghi” consentiti dalla scrittura, nel libro abbiamo potuto approfondire le tematiche che avevamo già affrontato, ma allo stesso tempo abbiamo potuto aggiungere nuovi elementi, anche alla luce di tutte le vicende che hanno investito la Capitale in questi mesi. Scandali che noi – in parte – avevamo già “fiutato”.
La vostra inchiesta si congiunge a quella più vasta, sotto ambito giudiziario, conosciuta come “mafia capitale”. In qualche modo le notizie emerse hanno influito sul vostro racconto, sulla vostra indagine?
“Mafia Capitale” ha chiarito molte dinamiche sospette che avevamo incontrato nel corso dell’inchiesta e ha dato nomi e cognomi agli artefici delle speculazioni. Durante l’inchiesta ci siamo imbattuti in moltissime “falle del sistema”, soprattutto per quanto riguardava la gestione dei campi rom. Un intero capitolo del libro è dedicato proprio alla ricostruzione di clientele e abusi che nel corso del tempo si sono ingigantite e hanno alimentato uno dei rami dell’inchiesta giudiziaria.
A chi dedicate questo libro?
Abbiamo deciso di dedicare questo libro ad Eros, una fonte preziosissima per la nostra inchiesta, il protagonista che ci ha svelato i meccanismi dello sfruttamento, le vittime e i carnefici. Eros viveva insieme alla comunità sinti nel campo La Barbuta di Ciampino. Purtroppo è morto l’estate scorsa a causa di un tumore che lo corrodeva da due anni. Non ha mai smesso di urlare a gran voce la verità, non si è mai stancato di ripetere quanto la sua malattia fosse conseguenza diretta dell’inquinamento dei campi e, quindi, dell’abbandono da parte delle istituzioni.
Chi speriate leggerà questo libro?
Ci piacerebbe che questo libro arrivasse alle tante persone che non conoscono questo mondo, come non lo conoscevamo noi prima che, mano a mano, ci si dispiegasse davanti. Pensiamo che ricostruire i vari tasselli che compongono la realtà sia un passo fondamentale per darne una lettura corretta, senza stereotipi né pregiudizi.
Fonte: Premio Roberto Morrione