Sembrano vicini a un accordo la Russia di Putin e gli Stati Uniti di Obama sulla guerra in Siria. I colloqui tenuti venerdì scorso tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il segretario di Stato americano John Kerry, oltre su alcuni punti la presenza dei ministri sauditi e turco e le consultazioni separate con quello giordano, sembrano aver aperto ampi spiragli di cooperazione.
E ora la sensazione è che l’effetto di quell’incontro tenda a durare. Tra sabato e domenica scorsa Lavrov e Kerry si sono consultati a lungo per telefono. E il progetto è quello di instaurare un canale di dialogo strutturato. Al centro dei problemi c’è il futuro del presidente siriano Bashar Assad . In linea di principio gli Stati Uniti, assieme ai maggiori Paesi sunniti con Arabia saudita in testa, ne chiedono le dimissioni. Al contrario la Russia, l’Iran e in generale l’universo sciita ritengono che, almeno per il momento, Assad debba restare al suo posto. E contribuire nelle battaglie contro l’ISIS e le milizie radicali di stampo ALqaedista.
Un segnale di ricerca di un accordo, di una sorta di compromesso tra le due tesi contrapposte è arrivato sabato scorso quando il ministro Lavrov parlando alla stampa russa ha suggerito di tenere elezioni in Russia capaci di integrarsi con “la fase militare di lotta al terrorismo”.
Va detto che dal 2011 si sono già tenute due consultazioni elettorali nel Paese (parlamentari nel 2012 e presidenziali nel 2014) dove Assad è risultato vincente alla grande ma le opposizioni le hanno rifiutate di netto accusandolo di brogli palesi. Il mandato dell’attuale parlamento di Damasco scade nel 2016, quello del presidente nel 2021. Ieri Assad, incontrando a Damasco una delegazione di parlamentari russi, si è detto pronto alle elezioni anticipate sia presidenziali che parlamentari. “Il voto sarà aperto a tutte le forze di opposizione-ha dichiarato- ma solo dopo la vittoria sul terrorismo. I sauditi sono contrari. “Non c’è alcun posto per Assad – ha ribadito il ministro degli Esteri Adel al-Jubeir durante una serie di incontri al Cairo. L’Egitto invece accetta un ruolo di Assad per un periodo limitato. La BBC da Londra ha intervistato Issam al Reis, portavoce dell’Esercito Siriano Libero che si è scagliato con durezza contro la politica di Putin che aiuta militarmente il regime siriano di Assad e, a questa condizione, è disponibile a a fornire armi e copertura aerea a tutte le formazioni militari disposte a combattere contro l’ISIS. E questo, della difesa russa di Assad, sembra anche l’ultimo ostacolo all’accordo russo-americano a cui si tende in questi ultimi giorni.