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Stabilità, più la sfogli più è brutta

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Non è espansiva, non dà fiducia. Il Sud abbandonato. Agenzia delle entrate, rissa nella maggioranza

Più la sfogli e più è brutta. Non sono parole sessiste. Si riferiscono alla legge di Stabilità, con le brutture che si scoprono ogni giorno mentre i ministri si beccano come galli nel pollaio. Solo Renzi, da terre lontane, America latina, cerca di far buon viso a cattiva sorte, usa uno slogan ormai logoro, “c’è tanta voglia d’Italia”. Dietro la faccia sorridente, ma tirata, le notizie che gli arrivano dal paesello  lo rodono. Addirittura un sottosegretario, ma con quale coraggio, chiede una verifica perché vuole cacciare la direttrice dell’Agenzia delle entrate, rea di aver espresso qualche riserva su come viene condotta la lotta all’evasione. Il ministro Padoan, flebilmente, esprime “stima” per la signora voluta da Renzi alla guida dell’Agenzia. Zanetti, il sottosegretario montiano, si fa forte del flebile ministro dell’Economia, dice che il governo è con lui. E rompe le uova nel paniere del premier, il quale pensava di far fuori, ma teneramente, la dirigente trovando per lei un incarico equivalente. La realtà è che Rossella Orlandi ha commesso due “reati”, il primo quello di aver espresso perplessità sull’aumento del contante a tremila euro, la seconda di aver espresso le sue opinioni sulla lotta all’evasione, non condivise dal sottosegretario, addirittura intervenendo ad un dibattito promosso dalla Cgil. Contro l’aumento del contante, tanto caro al premier,  addirittura si schiera un ministro pesante politicamente come Franceschini. Dice che lui era contrario, poi si è dovuto schierare con la maggioranza, ma tiene a ribadire che ha “vinto Alfano”, offesa massima che Renzi si è legato al dito.

Contestato Padoan dai suoi dipendenti. Cortei nella sede del ministero dell’economia

Proprio mentre la “Stabilità” va al Senato i dipendenti del ministero dell’Economia danno il benvenuto a Padoan con una manifestazione, un corteo al suono di fischietti, all’interno del Palazzo. Ricordano al ministro che per il rinnovo del contratto bloccato da anni gli aumenti previsti si aggirano al massimo su circa 770 euro lordi e che il salario accessorio salta. Corteo e fischietti preannunciano la mobilitazione dei tre milioni di dipendenti pubblici.

Brutti segnali per il governo anche se il premier mostra ottimismo. Perché? Boh

Brutti segnali per il cammino della legge di Stabilità nelle aule di Palazzo Madama dove, dopo le Commissioni dovrebbe arrivare il 17 novembre.  Qualcuno dice che si tratta di una legge del niente.  È vero ma solo parzialmente. Renzi nelle sue chiacchiere usa due parole, una la “fiducia”, che, a suo dire, sarebbe la molla per il rilancio del Paese “ora che la crescita è un fatto reale”, che “abbiamo ripreso a correre”. Figuratevi se non apprezziamo il valore della parola “fiducia”. Dice Renzi che la “fiducia” induce i cittadini a consumare, a non tenere i risparmi sotto il mattone, gli imprenditori italiani e stranieri a investire. Ma quali sarebbero i risparmiatori cui il premier si riferisce? Forse i tre milioni di disoccupati o i tre milioni di dipendenti pubblici con il salario bloccato da più di otto anni, 4 euro di aumento lordi previsti, o i cassa integrati o i tre milioni di poveri, o  1.046.00 minori  in povertà assoluta, o quel 40% e più di giovani senza lavoro, o gli operai i cui salari sono i più bassi in Europa? Per il contrasto alla povertà la “stabilità” prevede  uno stanziamento di seicento milioni cui ne vanno aggiunto altri, pochi, sparsi in diversi istituti, meno, molto meno di quelli stanziati per l’eliminazione della Tasi sulla prima casa. La seconda parola che piace tanto a Renzi e ai suoi ventriloqui è “espansiva”. Vuol dire che nella legge vi sarebbero le risorse per affrontare  i grandi temi, che, ora, si espanderebbe la ricchezza, prima di tutto il lavoro, lo sviluppo economico. Ci credono anche esponenti della minoranza Pd, per carità di patria non li nominiamo, che annunciano la presentazione di emendamenti importanti. Tutto bene ma il punto è che la legge non ha niente di espansivo. Quando circa 16 miliardi sui trentadue, tutti da verificare, di cui si compone la manovra, non sono soldi reali ma debito, in bilancio per evitare l’aumento dell’Iva e delle accise, c’è poco da entusiasmarsi. Se ci venisse riconosciuta la “flessibilità” richiesta per l’aiuto ai migranti il deficit sarebbe di 14 miliardi. Ce li ritroveremo anche per i prossimi due anni, garanzia e insieme debito che si accumula. Poi? Il futuro ha un volto ignoto. Una certezza c’è: pagheranno i nostri figli e nipoti. Ma Renzi gongola e dalla Colombia alla parola “fiducia” aggiunge “coraggio”. Davvero ce ne vuole perché è l impostazione stessa della legge che non ha alcun carattere di espansività. C’è una cartina di tornasole che  ci racconta la realtà. Si chiama Mezzogiorno. Se non c’è crescita di questa parte del Paese non c’è crescita dell’intero Paese. Non lo diciamo noi, noti estremisti antirenziani. Leggiamo e riportiamo.

Alessandro Laterza, vicepresidente Confindustria: nella legge non c’è traccia del Sud

“Non giriamoci attorno, nella legge di stabilità non c’è traccia del Mezzogiorno. Ci sono solo interventi, peraltro apprezzabili, sulla Salerno-Reggio Calabria, sulla Terra dei Fuochi e anche per Matera capitale europea della cultura”. Lo ha detto Alessandro Laterza, riferiscono le agenzie, vicepresidente di Confindustria con delega al Mezzogiorno, nel corso del suo intervento  alla Camera alla presentazione del Rapporto Svimez 2015 sull’economia del Mezzogiorno. “Il 7 agosto scorso seguii con attenzione la Direzione nazionale del Pd – ha aggiunto – quella in cui il presidente del Consiglio Renzi, annunciò l’assoluta centralità del Meridione nell’agenda di governo con il masterplan per il Sud. A mio avviso fu una cosa straordinaria, ma poi nella manovra non ce n’è stata traccia. La mia non è una valutazione critica, ma una constatazione della realtà dei fatti. E ora inizio a essere preoccupato: spero che nella prossima discussione in Parlamento ci saranno elementi che dimostrino che qualcosa di sostanzialmente vero c’è nella legge di stabilità, di quello che si disse agli inizi di agosto”, ha concluso. Ci permettiamo di ricordare che Renzi, in verità, nel suo intervento aveva detto che non esisteva una questione meridionale come questione del Paese. Da questo punto di vista ha mantenuto la parola.

Non c’è alcuna misura “espansiva”.  Il problema del lavoro può attendere

La seconda questione che smentisce la parola “espansiva” riguarda il lavoro. In nove mesi fra decontribuzione e Jobs act ci sono stati circa 90 mila nuovi assunti, altri calcoli dicono 75 mila. Un fallimento. Nel prossimo anno per gli assunti a tutele crescenti la decontribuzione si ridurrà al 40%, cioè solo 3.250 euro. Per i contratti dei dipendenti pubblici abbiamo detto. La questione sanità ha tenuto banco per le proteste delle Regioni che dovranno aumentare i ticket o introdurre nuove tasse. Renzi ha posto il veto. Bene i ticket ma io sono quello che abbassa le tasse e voi me le aumentate. Proprio dalla sanità viene un altro segnale del carattere di questa legge: si chiama crescita delle disuguaglianze proprio nel settore della salute. Solo chi ha soldi potrà curarsi in modo adeguato. Tutti gli altri? Si arrangino e scatta la protesta di tutte le organizzazioni sindacali della sanità e delle associazioni dei cittadini. Andiamo avanti. I pensionati possono attendere, niente flessibilità, al massimo se hai 63 anni puoi andare in part time, perdi un po’ di soldi, ma che ti importa. Peggio. Titola  Repubblica: “Rivalutazione pensioni”.  Ma si tratta di un taglio che riguarda chi ha una pensione sopra i 2000 euro lordi. E la no tax per i pensionati? Forse nel 2017. Nababbi, secondo  Renzi e Padoan. Andiamo avanti. Ci sono ancora gli esodati. Si dice, ma ne abbiamo coperti 20 mila. Ce ne sono altrettanti, forse di più. È come se non esistessero, senza pensione e senza salario. Poi ci sono gli interventi a pioggia, classici delle vecchie Finanziarie dell’era democristiana, con i quali si accontentano le clientele. C’erano anche i giochi, poi rivisti, restano comunque una fonte per le casse pubbliche. Infine una balla grande come una casa. Non parliamo dell’abbonamento per la tv. Altro chiodo fisso di Renzi, insieme a eliminazione Tasi e contante a 3000 euro, guai a chi si permette di contraddirlo. Rischi che faccia le bizze come i bambini. Peggio dei bambini.

Alessandro Cardulli

Da jobsnews


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