MOSCA – In difesa dei “suoi interessi nazionali” e agendo “nel pieno rispetto del diritto internazionale”, la Russia ha avviato i raid aerei in Siria, su richiesta del leader di Damasco Bashar al Assad, e contro lo Stato islamico.
Il Cremlino aveva ottenuto questa mattina l’approvazione unanime da parte del Consiglio della Federazione (la Camera alta del parlamento) per “l’impiego di forze militari all’estero”, con riferimento al conflitto siriano.
E’ la prima volta, dalla guerra lampo con la Georgia nel 2008, che la Russia invia i propri uomini a combattere fuori dai suoi confini. L’ultima volta che Putin ha chiesto al Senato russo il via libera all’invio di truppe all’estero e’ stato a marzo 2014, poco prima dell’annessione della Crimea. In Ucraina dell’Est, dove Kiev e Washington hanno spesso denunciato al presenza dell’esercito di Mosca a fianco dei separatisti, ufficialmente non vi sono militari russi. A presentare la richiesta del Cremlino al Senato sono stati formalmente il capo dell’amministrazione presidenziale, Serghei Ivanov, il viceministro degli Esteri, Mikhail Bogdanov, e il vice ministro della Difesa Nikolai Pankov. Proprio Ivanov e’ stato il primo a delineare i primi tratti dell’intervento russo, che arriva ad appena due giorni dal faccia a faccia tra Putin e il collega statunitense Barack Obama, in cui si e’ concordato di coordinare le azioni contro l’Isis, ma che ha registrato la sostanziale distanza di vedute tra i due leader sul destino di Assad.
Insomma, al momento si può affermare che la Russia sia materialmente entrata nel conflitto siriano
I velivoli russi hanno condotto attacchi assieme ai mezzi del regime di Bashar al Assad e, secondo il ministero della Difesa di Mosca, hanno centrato otto obiettivi dello Stato islamico (Isis). Ma da più parti, compresi gli Stati uniti, sono stati sollevati dubbi su quali siano stati i reali bersagli dei raid. Il presidente russo Vladimir Putin ha ottenuto oggi dal parlamento russo il via libera agli attacchi. “Non aspettiamo di trovarci in casa (l’Isis) per combatterlo”, ha detto. “L’unico modo per combattere il terrorismo internazionale e in Siria e nei paesi limitrofi – ha aggiunto -, è agire in contropiede, combattere e distruggere i combattenti e i terroristi già sui loro territori, non aspettare che arrivino a casa nostra”.Dopo questa luce verde, sono partiti gli attacchi. “In conformità con la decisione del Comandante Supremo delle Forze Armate della Federazione Russa Vladimir Putin, aerei russi delle Forze Aerospaziali russe (VKS) oggi hanno cominciato a condurre operazioni aeree con attacchi mirati su bersagli a terra, contro i gruppi terroristici nel territorio della Repubblica araba siriana”, ha detto ai giornalisti il portavoce del Ministero della Difesa di Mosca, il generale Igor Konashenkov.In serata Koshenkov ha precisato che “le Forze aeree russe hanno effettuato attacchi locali contro otto installazioni del gruppo terroristico Isis nella Repubblica araba di Siria. Sono state fatte 20 sortite aeree”.
Dubbi sui reali obiettivi
Secondo quanto ha riferito una fonte della sicurezza siriana, i bombardamenti hanno colpito “posizioni terroriste” in due province della Siria, mentre l’esercito di Damasco ha lanciato un attacco in una terza provincia. Si tratta di Hama, Homs e Latakia. Una fonte militare siriana, dal canto suo, ha sostenuto che “si sta tentando di fare un bilancio, ma quello che è certo è che ci sono stati molti morti, in particolare tra i capi terroristici, negli attacchi che hanno colpito l’Isis”.Proprio sul tema degli obiettivi dell’attacco, tuttavia, ci sono diverse valutazioni. Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha sostenuto che “ci sono indicazioni che gli attacchi russi non avessero come obiettivo” lo Stato islamico. A insistere su questo sospetto anche un responsabile del Pentagono, il quale ha affermato che “non si sono visti attacchi contro l’Isis, quel che abbiamo visto sono attacchi contro l’opposizione siriana”. Più sfumata la prima reazione della Casa bianca, per la quale è “troppo presto per dire quali siano stati gli obiettivi fissati e quelli colpiti”.Le zone colpite, in realtà, non sono roccaforti dell’Isis. “Daesh (Isis, ndr.) non ha alcuna presenza a Latakia e Hama, e ha una presenza limitata a Homs. Evidentemente i russi puntano più a Jaish al Fatah (una coalizione d’opposizione islamista) e zone del Libero esercito siriano che l’Isis”, ha commentato il politologo libanese Zyed Majed.
Non è chiaro neanche quante e quali vittime abbiano provocato gli attacchi combinati russo-siriani. In giornata l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha parlato di almeno 27 civili uccisi in attacchi aerei siriani nella provincia di Homs. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha respinto il sospetto che i raid russi abbiano provocato vittime civili come parte della “guerra dell’informazione”.Mosca, anche con la benedizione della Chiesa ortodossa russa, ha quindi messo tutti e due i piedi nel teatro siriano. Parallelamente, ha continuato a lavorare in sede multilaterale per costruire una cornice di legittimità al suo intervento. Mosca ha pronta una bozza di risoluzione per “coordinare tutte le forze contro lo Stato islamico e le altre strutture terroristiche”. Ha chiarito che vuole aprire “canali di comunicazione” con Washington per evitare sovrapposizioni.Il segretario di Stato John Kerry, dal canto suo, ha chiarito che gli Usa non sono contro i raid russi, ma solo se effettivamente hanno come bersaglio l’Isis e non altri obiettivi.La chiave della questione è il ruolo di Assad. Gli Usa di caricare anche il rais di Damasco nella coalizione anti-Isis non ne vogliono neanche sentir parlare. L’ha ribadito Kerry: “Noi non dobbiamo e non mischieremo mai la nostra lotta contro l’Isis con il sostegno ad Assad”. Mentre la Russia vuole un coinvolgimento del regime di Damasco nella coalizione. Anche se Putin oggi ha ventilato una possibilità che Assad sia flessibile a un “compromesso” con l’opposizione. “Il regolamento definitivo e durevole del conflitto in Siria – ha detto il presidente russo – non è possibile che sulla base di una riforma politica e di un dialogo con le forze sane del paese”. E ha agigunto che il leader siriano è “pronto a un tale processo”.
Opposizione siriana denuncia vittime civili
”La Russia non sta combattendo l’Isis in Siria, ma prende di mira i civili nelle comunità che hanno respinto lo Stato Islamico”: così il presidente della Coalizione Nazionale Siriana, Khaled Khoja, “condanna” i raid di Mosca. “La Russia – continua – usa la sua forza militare per sostenere la guerra del regime di Assad contro i civili”. Khoja ha poi aggiunto che “la Russia rischia di macchiarsi di crimini di guerra”. “La comunità internazionale deve condannare Mosca e adottare misure urgenti per proteggere i civili siriani con un divieto di bombardamento aereo”, ha sottolineato, precisando che sta già scrivendo al Consiglio di Sicurezza Onu “per chiedere un’azione urgente”.