VIENNA – “E’ da escludere che le parti oggi riunite a Vienna trovino un accordo sulla tempistica riguardo l’uscita di scena di Assad”.
Lo dichiarano fonti diplomatiche europee di alto livello, secondo cui i colloqui in corso a Vienna per discutere la crisi siriana e ai quali partecipano le delegazioni di 17 Paesi si concluderanno con un nulla di fatto. Questo “a causa della rigidità russa”, spiegano le fonti, che rivelano l’esistenza di “profonde divergenze tra Mosca e Washington” riguardo al destino del presidente siriano Bashar al-Assad, alla cui permanenza al potere gli Usa vorrebbero porre un termine temporale, cosa che i russi si rifiutano di accettare. Per le fonti, “gli Stati Uniti hanno mostrato chiaramente di essere infastiditi dalla posizione di Mosca” e ciò potrebbe ostacolare il raggiungimento di un qualunque accordo.
Usa scettici
“Dobbiamo essere realistici riguardo il tempo necessario per arrivare a un qualche tipo di accordo tra i Paesi dal momento che ci sono divergenze molto forti tra loro”. Così Robert Ford, ex ambasciatore Usa in Siria e analista del Middle East Institute di Washington. “Anche quando questi Paesi” riuniti a Vienna, dove sono presenti 17 delegazioni, “dovessero arrivare a un accordo, convincere i siriani – il governo e l’opposizione che combattono duramente da quattro anni – ad attuare ciò che attori esterni hanno concordato sarebbe un’altra sfida”, ha detto Ford in dichiarazioni al Washington Post. Nella migliore delle ipotesi, ha aggiunto, i colloqui di Vienna serviranno a spianare la strada per arrivare a una soluzione nel futuro, non nell’immediato. “Nel frattempo – ha proseguito – i combattimenti vanno avanti, continua la crisi dei rifugiati, lo Stato Islamico continua a operare, così come il Fronte al-Nusra”. Per Cliff Kupchan, direttore dell’Eurasia Group di Washington, “il diavolo è nei dettagli della composizione di un qualsiasi governo di transizione, ma con il tempo si potrebbe arrivare a un compromesso”. “I colloqui saranno difficili – ha detto – e i combattimenti non potranno che peggiorare, così come la situazione del flusso di migranti”.