MOSCA – Il presidente siriano Bashar al Assad ha incontrato ieri a Mosca il presidente russo Vladimir Putin, ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Putin, che ha stretta la mano ad Assad, ha informato il suo omologo siriano che la Russia è pronta a contribuire alla lotta contro il terrorismo e ad una soluzione politica del conflitto che imperversa nel Paese da più di quattro anni. Per risolvere la crisi siriana è necessario “un processo politico con la partecipazione di tutte le forze politiche, i gruppi etnici e quelli religiosi”, ha detto il leader russo ad Assad, secondo una breve trascrizione del colloquio rilasciata dal Cremlino. “La Siria – ha aggiunto Putin- per noi è un paese amico. Siamo pronti a dare un contributo non solo alla lotta contro il terrorismo ma anche nel processo politico. Naturalmente in stretto contatto con le altre potenze mondiali e i paesi della regione che sono interessati a una soluzione pacifica del conflitto”. Quello di Mosca è stato il primo viaggio all’estero di Assad dal 2011, anno in cui è scoppiata la guerra civile in Siria, e il primo incontro tra i due leader da quando le forze russe hanno iniziato gli attacchi aerei in Siria tre settimane fa. Anche se la campagna aerea è stata pubblicamente interpretata come un tentativo di combattere i militanti dello Stato islamico, gli obiettivi principali sono stati i gruppi di opposizione che minacciano più direttamente Assad.
Assad, dal canto suo, ha espresso enorme gratitudine a Mosca. Se non fosse stato per la Russia di Putin, l’Isis e gli altri gruppi terroristici che operano in Siria avrebbero “occupato territori molto più vasti”, ha dichiarato il presidente siriano. Assad ha quindi affermato che “tutti i passi politici intrapresi dalla Federazione Russa sin dall’inizio della crisi hanno evitato agli eventi in Siria” di raggiungere un livello “ancora più tragico”. Il presidente siriano ha poi aggiunto che “naturalmente ognuno capisce che ogni azione bellica prevede dei passi politici ulteriori” e che “l’obiettivo comune per tutti deve essere quello di vedere il popolo siriano nel futuro del proprio paese”.