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Rai: quanta fretta per una legge sbagliata

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Giovedì sera è stata approvata in tutta fretta dalla Camera dei deputati la legge sulla c.d. “governance” della Rai. Sono state apportate delle piccole modifiche e quindi torna al Senato per l’approvazione definitiva. Chissà perché tanta fretta per approvare una brutta legge sulla Rai. Si autodefinisce riforma, ma una riforma assolutamente non è. Semmai è il suo esatto contrario.
Sulla fretta sono state date tante risposte, ma la più credibile è quella di chi dice che è stata fatta per dare al neo-nominato direttore generale i poteri dell’onnipotente amministratore delegato.

In genere quando si modificano i poteri tra gli organi di governo di una società sarebbe più corretto provvedere al rinnovo dei vertici, ma in questo caso i vertici sono stati appena nominati e così si forzano le cose perché molto probabilmente nessuno se ne andrà.

Ho già detto che in questa legge non sono rispettati i principi fondanti di un servizio pubblico: indipendenza, autonomia e pluralismo. Qualcuno considera secondario il fatto che questi principi siano principi costituzionali, ma alla lunga non gioverà questa formula neppure a chi governa. Una delega sul riordino del sistema radiotelevisivo di enorme ampiezza  e senza criteri direttivi seri, affida in sostanza al Governo la vera disciplina della materia. Uno così clamoroso spostamento di competenze tra Parlamento e Governo potrebbe sollevare più di un dubbio ove arrivasse alla Corte, ma chissà se ci arriverà?

Tra le poche modifiche introdotte dalla Camera c’è una frettolosa consultazione prima del rinnovo della concessione alla Rai: nel maggio 2016.
Non credo che vi siano dei dubbi su questo rinnovo perché non avrebbe alcun senso da parte del Governo aver indicato il direttore generale e prossimo AD e poi togliergli la concessione, ma un dubbio resta comunque su un altro aspetto. Mi riferisco ad una possibile privatizzazione. Questa ipotesi è stata conservata contro ogni logica nella legge e rappresenta una delle tante eredità della legge Gasparri.
Resterà soltanto un’ipotesi teorica o no?


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