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Quando il cattivo giornalismo fa male al paese e mette in pericolo la sua libertà

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La Banca d’Italia da possibile organo costituzionale a Istituzione in cui l’equilibrio della funzione di interesse prevalentemente pubblico si è spostata nel tempo verso quello privato

I Padri Costituenti in alcune sezioni del compito affidatogli per compilare la Carta si interrogarono se fosse stato necessario o meno menzionare la Banca d’Italia tra gli organi costituzionali dello Stato.

Soffermarono la loro attenzione sulla necessità di proporre una tutela sottoposta a particolari iter giurisdizionali e parlamentari perché avevano presente che  i compiti di interesse pubblico e generale (uno fra tutti quelli richiamati dall’art. 47 della Costituzione) fossero gestiti garantendo al massimo autonomia ed indipendenza  della Istituzione per sottrarla dai pericoli che correva quando avesse toccato poteri forti e/o provocato reazioni di natura non economica ma politico  – clientelare.

Nel tempo si è passati addirittura dalla facoltà dei Governatori, per difendere il risparmio,  di non segnalare subito all’autorità giudiziaria i  responsabili degli enti sottoposti a ispezioni di vigilanza a quello dello spettacolo di veder esposti gli stessi Governatori fin dall’avvio delle indagini,  prima della chiusura delle stesse e degli avvisi di garanzia, alla gogna mediatica di giornali e giornalisti che per sensazionalismo, e si spera solo per vendere qualche copia in più, sparano in prima pagina titoli in cui vengono non accusati ma già giudicati corruttori, di aver abusato dell’ufficio, addirittura di essere dei truffatori.

In uno scenario istituzionale mutato prima Baffi e Sarcinelli, poi Fazio sono stati negli anni al centro di attacchi, indagati e poi rinviati a giudizio il cui esito è stato nullo o minimo in relazione alla mole delle ipotesi di reato promosse con la formulazioni di esposti dei ricorrenti accusatori che logicamente espongono scenari utili, a volte inverosimili, per sostenere l’accusa che deve passare al vaglio della magistratura; oggi dopo un breve arco di tempo – che dovrebbe farci riflettere per il suo ripetersi in pochi anni e se riteniamo ancora importante la difesa di interessi generali – stessa sorte tocca a Visco che opera in una Istituzione fortemente mutata nei ruoli, funzioni e compiti con la riduzione di quelli di interesse pubblico e l’aumento di quelli di interesse privato che, va da se, espongono ancor più che nel passato i Governatori (come ogni altro cittadino) ai legittimi, dovuti interventi della magistratura.

Giustamente su “Il Fatto Quotidiano” Marco Palombi ha rilevato che “Bankitalia…spesso è sembrata più attenta a fare politica industriale nel settore del credito che vigilanza” ma si è dimenticato di ricordare che indirizzo e funzione di tale attività chiama in causa anche il MEF ed è stata affidata alla BCE con un singolare accordo intergovernativo preso dall’Europa in cui il governo italiano è stato subalterno e supino mentre quello tedesco e francese hanno chiesto e ottenuto modifiche utili ai loro interessi nazionali.

“Il Fatto Quotidiano” ha quindi messo in rilievo un tema in cui si rileva tutta la disattenzione e subalternità di Bankitalia, Parlamenti e Governi che dovrebbero analizzare e seguire il processo di integrazione europea – fra cui quello della evoluzione della BCE e delle Banche Centrali Nazionali – per evitare che fallisca. Sarebbe necessaria autorevolezza e capacità culturale all’altezza per chiedere equilibrio tra gli interessi degli stati membro e non lasciare uno strapotere alla BCE senza sottoporla a controlli adeguati; sarebbe necessario coerentemente armonizzare altre politiche a partire da quelle fiscali.

Sarebbe ancora necessario riesaminare tutti quegli interventi che hanno modificato natura e ruolo di Bankitalia (fra cui gli ultimi sulla procedura di nomina dei Governatori,  sulla collegialità del Direttorio, sui periodi di mandato) per individuare quali aggiornamenti, quali modifiche anche  dell’ordinamento giudiziario, amministrativo e penale, garantiscano non l’immunità ma l’autonomia e l’indipendenza di Governatore e Banca d’Italia nell’esercizio delle loro funzioni che hanno ancora, se pur ridotto, un ruolo di tutela di interessi generali e pubblici. Per ora non rimane che dare solidarietà a Visco specialmente dopo le dichiarazioni del Presidente Mattarella che dopo il colloquio dei giorni scorsi ha difeso l’attività di vigilanza della Banca d’Italia e, implicitamente, il Governatore.


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