Il ristorante è il vero topos della politica nazionale.
L’onorevole Buon Appetito è lì che cura le sue relazioni, assegna incarichi, appalti, contraccambia i suoi portavoti, motiva i sodali. Il bunker dove si decidono le strategie più decisive non è l’ufficio, ma la saletta “riservata” del ristoratore amico.
Mangiare insieme è un rituale molto intimo. Chi divide il pasto, stipula una concordia molto profonda. Che rimanda alla divisione della preda cacciata insieme, come identità di un gruppo. Che accaparra e divide, rinforzando così la propria coesione. Ma crea anche rinforzo gerarchico quando offre il capo, che genera debito di riconoscenza negli altri, proti ad eseguire con più fedeltà qualsiasi ordine
Insomma, chi vuole fare carriera politica (e mantenerla) deve offrire pranzi, cene, aperitivi, merende, purché faccia mangiare i suoi sostenitori.
Il messaggio subliminale che passa è immediato: finché mangio io, mangerete anche voi. Poi non preoccupatevi: scontrini e fatture si possono sempre taroccare da impegni istituzionali. Fidatevi, alla gente non importa nulla delle nostre abbuffate.
Parola di capo.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21