Figlia di genitori che gestiscono, il “Teatro della dodicesima,” uno dei rari punti di aggregazione culturale della periferia Sud di Roma, e interprete del film “Non essere cattivo”, Roberta Mattei, prima della proiezione di lunedì 5 ottobre al cinema “Stardust Village” (quartiere di Decima), una bella iniziativa voluta dall’assessore alla cultura del IX° municipio di Roma, Laura Crivellaro, ha raccontato la realizzazione di un sogno. Per lei, che vissuta da sempre a Spinaceto, ha avuto la tenacia e l’opportunità (grazie anche all’affettuoso sostegno della sua famiglia) di intraprendere il lavoro di attrice. Una favola che partendo da Spinaceto forse porta verso Hollywood.
“Non essere cattivo” è un bel film che racconta una realtà a tutti noi nota, ma che forse non conosciamo. La storia si svolge nel 1995 a Ostia, quartiere di Roma sulle rive del Tirreno, lo stesso Municipio che nel 2015 è stato commissariato per infiltrazione mafiosa. Il film diretto da Claudio Caligari, oltre a raccontare un pezzo di cronaca sociale ai tempi d’oggi, ha una sua storia: il regista, malato da tempo è morto alla fine delle riprese e Valerio Mastrandrea, produttore esecutivo, suo amico, ha completato la realizzazione del film che rappresenterà l’Italia alla selezione per gli Oscar a Los Angeles.
Girato bene, con gli attori che danno sicuramente una bella prestazione nei loro ruoli di difficile interpretazione.
Nel buio della sala, in silenzio, lo spettatore è immerso in quella realtà, che forse vediamo tutti i giorni, ma non ne percepiamo il dramma. I personaggi, pur vivendo nell’inferno della droga, cercano di tirarsi fuori, di vivere una vita normale, fatto di famiglia figli e un futuro che porti un lavoro normale e serenità: un’esistenza dura che si presenta sempre in salita e complicata.
La morte della nipotina malata di Cesare fa precipitare la situazione e porta questo fragile giovane a “cercare la morte”, nel modo che conosce, facendo una rapina ad un tabaccaio del litorale che era armato.
Una storia cruda, che sicuramente evoca l’ambiente sociale di “Accattone” del 1961, dove Pierpaolo Pasolini narra la realtà delle borgate romane, profondamente diversa fatta di prostituzione, sesso e di una esistenza vissuta fra espedienti di ogni genere. Claudio Calegari ci parla di una zona di Roma, tra Ostia e Fiumicino, dove il disagio sociale e l’incapacità ad affrontare la dura realtà della vita è coperta dalla droga e dal suo commercio. Possiamo però pensare che senza “Accattone” forse sarebbe stato più difficile pensare un film come “Non essere cattivo”. Due modi, a distanza di circa 54 anni , di raccontare il degrado, il disagio sociale e la vita nelle periferie metropolitane. Claudio Caligari narra uno spaccato della realtà odierna con un linguaggio cinematografico coinvolgente ed efficace ed attori molto bravi dalle facce “giuste”. Mentre vedevo scorrere le immagini, mi tornavano alla mente scene di film americani analoghi, che mostrano una società violenta, dove però i personaggi non appartengono a quella particolare umanità, espressione del modello culturale italiano, raccontata da Claudio Caligari. Onore al regista scomparso che ha lasciato il segno con la sua opera. Ricordiamo “Amore Tossico “ del 1983 in cui gli attori sono persone prese dalla strada, eroinomani o che avevano avuto un passato di tossicodipendenti. Anche questo film si svolge ad Ostia e nel quartiere Centocelle (Roma) dove i personaggi raccontano la propria vita quotidiana con litigi e rapine per procurarsi la droga, con poca speranza di cambiare vita e disintossicarsi. “Non essere cattivo” chiude con un messaggio di speranza, con l’indicazione che con la volontà si può cambiare vita, sperare in un futuro migliore, il tutto raccontato con l’inquadratura finale del neonato figlio di Cesare, morto mentre faceva una rapina.
Tutti tifiamo perché “Non essere cattivo” arrivi al traguardo finale. Averlo scelto a rappresentare l’Italia nella selezione come miglior film straniero a Los Angeles è sicuramente una scelta giusta e coraggiosa.