Cari amici di Articolo 21, la vicenda dei 96 giornalisti divenuti oggetto di un esposto alla Procura della Repubblica di Roma da parte di alcuni avvocati penalisti riporta al centro del dibattito il tema delle azioni giudiziarie temerarie nei confronti dei cronisti. In modo rozzo e plateale, ai giornalisti romani viene infatti contestato – udite udite – di aver pubblicato atti giudiziari di un procedimento penale in fase di indagine relativo a Mafia Capitale. In pratica, sono accusati di aver fatto il loro dovere. Si tratta di un’iniziativa che – come tante altre – punta evidentemente a scoraggiare i giornalisti dal cercare e dal pubblicare notizie scomode per alcuni, certo, ma la cui rilevanza pubblica è indiscutibile.
È ora di dire basta. La Federazione nazionale della Stampa italiana e Articolo 21 devono dirlo insieme. In modo forte e chiaro. Credo che sia giunto il momento di promuovere un’iniziativa comune contro le querele temerarie e contro tutti i tentativi di imbavagliare la stampa. Non si tratta di difendere privilegi e rendite di posizione corporative – come azzarda qualcuno – ma di far comprendere all’opinione pubblica l’importanza di un’informazione libera da qualsiasi forma di condizionamento.
L’idea che si possa tentare di imbavagliare la stampa impedendo la pubblicazione di atti giudiziari, tra l’altro non più coperti da segreto istruttorio, è inaccettabile. Anzi, deve far riflettere la politica sull’opportunità di una delega in bianco al governo su una materia così delicata. La disponibilità e la sensibilità mostrate dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, su questa materia, insieme con l’impegno a coinvolgere anche i rappresentanti del mondo dell’informazione nella messa a punto del contenuto della delega governativa, lasciano sperare in soluzioni condivise. Non bisogna però abbassare la guardia. È anche a causa della mancanza di soluzioni al fenomeno delle querele temerarie e del tentativo di porre dei limiti al diritto di cronaca che l’Italia occupa il 73esimo posto nella classifica sulla libertà di stampa. Non si tratta di invocare l’impunita’. Gli eccessi vanno sempre sanzionati ed è per questo che la FNSI è favorevole alla creazione e di un giurì per la lealtà dell’informazione, peraltro già previsto nella proposta di legge di riforma dell’ordinamento professionale approvata dalla Camera nella passata legislatura. Bavagli e intimidazioni vanno però sempre combattuti. Ed è quello che dovremo fare insieme.