E’ ufficialmente iniziata la grande era del terrore informatico. Non più manganelli e gas lacrimogeni, ma multe ben imbustate e recapitate di persona.
Sono trascorsi circa due mesi dall’entrata in vigore della cosiddetta Ley Mordaza, la legge bavaglio fortemente voluta dal Partito Popolare del governo Rajoy, e il bilancio è tanto curioso quanto allarmante. I “reati”, se davvero tali li vogliamo definire, castigano le espressioni “fuori luogo” e qualche post “evidentemente” irrispettoso. Lo so, le virgolette abbondano, ma credere all’effettiva applicazione di una legge tanto iniqua è quantomai motivo di incredulità e conseguente preoccupazione.
La polizia ha infatti iniziato una fantasiosa sequela di sanzioni aventi come filo conduttore la “mancanza di rispetto” ai danni di autorità politiche e istituzionali. Ecco allora che Eduard Diaz, 27 anni, si è visto recapitare la suddetta lettera per aver etichettato l’arma di Guimar (Canarie) come “una casta di pigri”. Un camionista di Malaga ha dovuto pagare una multa di 300 € per essersi rivolto ad un poliziotto apostrofandolo come “colega” (“amico”): eccesso di confidenza, mancanza di considerazione verso le forze dell’ordine e portafoglio alleggerito. Da ultimo, una cittadina di Petrer (Alicante), ci penserà due volte prima di pubblicare un’altra foto su Facebook; il suo scatto “incriminato” ritraente una macchina della polizia parcheggiata in un’ area riservata ai disabili, le è infatti costata una visita a domicilio dei nuovi postini in uniforme.
Sul rigore costituzionale della legge in essere si è discusso molto. Le ultime speranze di abrogazione sono riposte nel ricorso presentato dall’opposizione parlamentare rispetto al quale dovrà esprimersi in ultima istanza la Corte Costituzionale. Sino ad allora, ley de securidad ciudadana (il nome ufficiale della legge bavaglio) alla mano, le uniche manifestazioni di protesta saranno affidate agli olgrammi, grottesca metafora di un popolo momentaneamente costretto al silenzio.