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La ministra: “Francesca entrerà in classe”. Il grazie di Capodarco

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Giannini chiude il caso della bambina con Hiv rifiutata dalla scuola media del suo comune, in Campania. Don Albanesi: “Fortuna e Antonio hanno avuto il coraggio di accoglierla e integrarla. Ma non si può sempre fare appello a eroicità. Accompagnare situazioni particolari diventi la normalità”

 

ROMA – Francesca “entrerà in classe nei prossimi giorni”: la ministra dell’Istruzione Giannini chiude così il caso della bambina, ospite della comunità di Capodarco di Teverola, a cui era stata rifiutata l’iscrizione alla scuola media a causa dell’Hiv. “Quella città della Campania – assicura ancora la ministra, interpellata direttamente dai genitori affidatari di Francesca, attraverso le pagine di Avvenire –  darà tutte le possibilità per farla rientrare a scuola”. E se si dovesse verificare che il dirigente scolastico “ha rifiutato la sua iscrizione non per un ritardo tecnico, ma per altro”, allora “pagherà per le sue responsabilità”. Un intervento duro, quello della ministra Giannini , a cui oggi va il ringraziamento di don Vinicio Albanesi, “a nome di tutte le comunità di Capodarco”.

“Francesca è un segno delle negatività che si possono cumulare nelle storie delle persone fin dalla tenera età – scrive don Albanesi nella lettera indirizzata alla ministra – Un territorio difficile, una famiglia d’origine incapace di gestire la sua infanzia, una malattia contratta non sappiamo dove e come, una medicina del territorio che non vede, istituzioni che non intervengono celermente, istituti scolastici che si liberano di situazioni difficili con la promozione, strutture di accoglienza che si dichiarano non pronte ad accogliere la bambina malata. Fortuna e Antonio – continua – hanno avuto il coraggio non solo di accoglierla, ma di integrare Francesca nella loro casa: con i loro figli, parenti ed amici. Ma non sempre ci si può appellare all’eroicità”.

Don Albanesi, quindi, come Fortuna, esprime la propria preoccupazione per i “tanti genitori che hanno un figlio disabile e sono spesso costretti ad alzare la voce, a ricorrere alla denuncia mediatica per ottenere attenzione e accoglienza a scuola e nella vita”. E l’esperienza quasi cinquantennale di Capodarco ne ha incrociate tante, di storie così: “Passi avanti sono stati fatti nel nostro paese. Molti anni fa i disabili viaggiavano nei carri merci dei treni – ricorda don Albanesi – venivano respinti nei cinema o nelle spiagge perché di disturbo, i malati psichiatrici non erano considerati persone, i tossicodipendenti erano valutati come delinquenti; i minori problematici affidati alle medicine, i ragazzi stranieri non accompagnati gente di troppo. Storie che nel tempo abbiamo accolto, accompagnato, reso libere e finalmente in grado di realizzare i loro sogni”.

Tanto resta però il lavoro da fare, “molte sensibilità vanno affinate, soprattutto nella minore età, perché un bambino o una bambina hanno bisogno di enorme attenzione affinché crescano in equilibrio. L’auspicio – conclude – è che accompagnare situazioni particolari diventi normalità: la scuola è elemento centrale della maturità della persona. Il sogno e la speranza di ogni genitore è che la scuola sia pronta ad accogliere tutti, a prescindere dalla salute della sua creatura. Nessuno o deve essere considerato ‘scarto’ o peggio impedimento per ‘i migliori’. La ringraziamo di nuovo e, a nome di Francesca, di Fortuna, di Antonio e di tutti noi, la salutiamo e attendiamo sviluppi”.

Da redattoresociale


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