Nel corso degli anni le organizzazioni mafiose si sono concentrate nei campi della produzione, dello scambio e della vendita di beni e servizi, cercando di soddisfare la domanda dei mercati e di cogliere così ogni minima occasione di profitto. Nonostante la criminalità organizzata abbia svolto e svolge innumerevoli tipi di attività criminali, tra le quali molte lecite, un elemento caratterizzante è l’impiego di ingenti risorse economiche connesse a corruzione, violenza ed intimidazione. I mercati leciti, quali ad esempio appalti e concessioni, rappresentano certamente uno dei campi dove più intenso è l’interessamento delle mafie moderne.
Le restrizioni o le proibizioni di legge relative alla produzione e allo scambio delle merci, infatti, fanno sì che le relative operazioni, il consumo, lo scambio e il commercio siano facilitate attraverso meccanismi di corruzione in accordo con funzionali pubblici e politici collusi. In altri termini, i controlli sono resi meno efficaci e di conseguenza più facili sono le pratiche illecite in contesti pienamente leciti. Le collusioni e le contiguità, facendo riferimento al mercato della corruzione, nel quale diversi attori – politici, imprenditori, professionisti, burocrati – allacciano rapporti di scambio, hanno per oggetto la trasmissione di risorse relative all’esercizio dell’autorità pubblica. Il settore per il quale esiste una evidenza materiale, grazie alle inchieste giudiziarie degli ultimi anni, è quello degli appalti e delle concessioni pubbliche.
Le organizzazioni mafiose spesso esercitano una funzione di garanzia di adempimento e di tutela delle intese contrattuali anche in altri tipi di scambio politico, che hanno determinato un condizionamento di processi che investono la dimensione elettorale, la formazione e la stabilità degli accordi tra diversi soggetti politici. Il punto cruciale ormai indubitabile è che le mafie e lo Stato “trattano”. C’è infatti una significativa corrispondenza tra il flusso degli appalti e delle concessioni e le infiltrazioni mafiose. In questi settori le mafie hanno creato dei veri e propri monopoli inattaccabili dall’esterno. In questo senso, non solo si possono riscontrare similitudini tra associazioni criminali e i governi centrali e periferici, ma c’è molto da approfondire anche dal confronto inverso.
Ci sono appalti che possono essere dati per legge anche senza gara, ma spesso grazie alle collusioni accade che molti sono assegnati senza gara anche se non ci sono i presupposti di legge. L’uso di procedure negoziali e trattative private dell’amministrazione pubblica diventa spesso consuetudine generando un sistema di illegalità che finisce per favorire meccanismi corruttivi. Per provare a risolvere in parte queste discrasie occorrono delle regole e dei controlli seri ed efficaci ma occorre anche riflettere sul fatto che in Italia ci sia un forte deficit di cultura della legalità. Se non cresce il senso della legalità e un modo diverso di approccio alla pubblica amministrazione difficilmente potremo risolvere i problemi di questo Paese.
*Vincenzo Musacchio, Giurista e docente di diritto penale,
Direttore della Scuola di Legalità “Don Peppe Diana” di Roma e del Molise.