In Italia è emergenza mafia, corruzione e illegalità

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E’ inutile fare finta di nulla: siamo nel bel mezzo di una vera emergenza. “Mafia”, “corruzione”, e “illegalità diffusa” sono ormai un problema dilagante e fuori controllo contro le quali finora le pene sono troppo leggere. Questa specifica emergenza è il frutto di una società che ha perso la percezione di ciò che costituisce effettivamente reato.

La corruzione rappresenta storicamente una vera e propria patologia politica italiana, nel senso di una forma diffusa di degenerazione dell’amministrazione pubblica, che si è negli anni consolidata in stretta relazione con un altro fenomeno, il clientelismo, configurando in alcune aree del Paese un sistematico scambio occulto tra cittadini e cosa pubblica. In questo contesto, la criminalità organizzata di tipo mafioso trae ampio vantaggio e fonte di riproduzione proprio dalla sedimentazione delle precedenti forme di illegalità, specie nella misura in cui assumono aspetti di concentrazione territoriale.

A sua volta, la presenza mafiosa può fungere da stimolo e da regolatore delle attività illegali in un territorio. Il tratto peculiare che la distingue dalle precedenti forme di illegalità risiede nell’organizzazione, o meglio in gruppo di organizzazioni il cui fine è, per coloro che vi appartengono, il conseguimento di guadagno, sicurezza e reputazione, attraverso un misto di attività lecite e illecite svolte anche attraverso la mobilitazione di capitale sociale interno (tra i singoli mafiosi) ed esterno (reti e risorse relazionali in ambiti e contesti istituzionali diversi). Ecco che le forme di corruttela diffusa e di collusione, che vedono nella pubblica amministrazione e nella politica importanti sostegni esterni, foraggiano quell’area grigia fonte di arricchimento e riproduzione, riscontrabile a intensità variabili in tutte le aree del Paese. In buona sostanza l’Italia è pervasa da un livello di illegalità divenuto ormai intollerabile. Le normative in materia di repressione purtroppo sono troppo permissive se non addirittura lassiste e l’incertezza della pena complica notevolmente la situazione generale.

Anche la cd. microcriminalità (che tale non è) è ormai divenuta un problema da affrontare con urgenza. Aumentano sempre più le abitazioni svuotate, gli esercizi commerciali saccheggiati, le aziende razziate, le singole persone rapinate o borseggiate in strada, anche in pieno giorno. Cresce l’impunità e con essa il rischio di giustizieri improvvisati. E’ necessario un grande sforzo culturale da fare per rimettere in circolazione i principi basilari della convivenza civile, magari anche riprendendo l’insegnamento dell’educazione civica nella scuola. Ma non basta. Occorre potenziare e sostenere con ingenti risorse il lavoro delle forze dell’ordine, ovviamente insostituibile e sempre encomiabile, che fra tagli e altri problemi hanno bisogno oggi più che mai del sostegno dello Stato. E’ indispensabile rivedere anche l’organizzazione giudiziaria del nostro Paese.  Troppa criminalità, troppa corruzione e  clientelismo e troppa burocrazia: questi sono i mali dell’Italia. Per cambiare l’Italia, e farla tornare a correre, bisogna liberare lo Stato dai tanti i parassiti che in  questi anni vi hanno messo radici.

* Vincenzo Musacchio – Giurista e docente di diritto penale


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